di Salvatore Vullo
Nella edizione del 1980 del Vinitaly, è Arnaldo Rivera, per il Piemonte, a ricevere la Gran Medaglia Cangrande, che ogni anno la Fiera di Verona assegna ai benemeriti della vitivinicoltura segnalati dalle Regioni. La Regione Piemonte, tramite l’allora assessore all’agricoltura Bruno Ferraris, quell’anno aveva designato Arnaldo Rivera, presidente della cantina cooperativa “Terre del Barolo” di Castiglione Falletto. Un giusto riconoscimento ad un grande uomo del vino, ma anche un rendere omaggio ad un personaggio emblematico della storia piemontese.
Nato a Castiglione Falletto nel 1919, Arnaldo Rivera ha attraversato quasi tutto il secolo scorso vivendone da protagonista anche alcuni momenti tragici ed epici come quello della 2° guerra mondiale, che lo vede combattente su fronte francese e, dopo l’8 Settembre del 1943, la scelta della lotta partigiana nelle file della Divisione Garibaldi, durante la quale si distinse in diverse operazioni, tra cui la difesa della Città di Alba dopo l’esperienza dei 23 giorni di “Repubblica”. Partecipa anche alla liberazione di Torino dove svolge anche la gestione delle cucine, affidatogli dal comando dell’ANPI. Dopo la Liberazione continua a lavorare per l’ANPI a Torino, ma il padre lo richiama a Castiglione Falletto, dove torna e, avendo il diploma, si dedica all’insegnamento come maestro della scuola elementare. Sono gli anni duri, poveri e difficili del dopoguerra e dunque cresce il suo impegno politico e sociale, profuso sempre con rigore morale e onestà politica e intellettuale. Nel 1951 viene eletto sindaco di Castiglione Falletto, carica che gli viene riconfermata nelle legislature seguenti, e che egli svolgerà con grande capacità e impegno totale; un’esperienza che ricorda molto “De Amicis”, nel solco della migliore tradizione del socialismo riformista, povero di ideologie e ricco di idee, quelle idee che diventano “cose”, “fatti”, “opere”. “Il Maestro”, come tutti lo chiamano, per il suo lavoro di insegnante, lo diventa a tutto tondo, ovvero anche di scuola civile, economica e sociale. Egli si rende conto di operare in una realtà di grandi tradizioni e potenzialità vitivinicole, (anche la sua famiglia ha delle vigne), che accomuna Castiglione Falletto agli altri contigui paesi della Langa del Barolo, ma i poveri vignaioli, quelli ancora legati alla terra, ogni vendemmia, sono in balia dello strapotere di mediatori e commercianti i quali impongono prezzi iniqui e persino mortificanti nel pagamento delle uve. Ed è così che Arnaldo Rivera, il Maestro, il Sindaco, con tenacia, con determinazione e sacrifici, vincendo anche la diffidenza dei produttori per fallimentari esperienze precedenti, realizza il suo capolavoro: nel 1958, assieme ad una trentina di produttori, promuove la costituzione di una cooperativa, la “Terre del Barolo”, Rivera ne è il presidente. L’anno dopo, nel 1959, la cooperativa realizza la prima vendemmia collettiva, cominciano i lavori di costruzione delle cantine e strutture, mentre il numero dei soci cresce raggiungendo quota 360. Il lavoro di Rivera è immane, alla cantina dedica quasi tutto il suo tempo, lavorando gratuitamente, anzi mettendoci soldi propri durante le tante emergenze. Ma la cantina va avanti, cresce come numero di soci ed ettari e si attesta ai circa 500 soci e circa 650 ettari di vigneti, sparsi tra Castiglione Falletto, La Morra, Barolo, Serralunga d’Alba, Monforte. Cresce la capacità produttiva, di trasformazione e di commercializzazione. Nel frattempo riesce anche a svolgere lodevolmente un mandato da Presidente del Consorzio Tutela Barolo, Barbaresco e vini d’Alba, e per un lungo periodo, quello di vice presidente dell’Associazione produttori vitivinicoli del Piemonte (ASPROVIT).
Rivera mantiene la carica di presidente della Cantina Terre del Barolo fino alla sua morte che avviene nel 1987. Dopo un periodo di transizione, nel 1990 viene eletto presidente Matteo Bosco che guiderà la cantina fino al 2016: un altro storico presidente che svilupperà e affinerà il lavoro svolto da Rivera, contribuendo a fare affermare “Terre del Barolo”, una delle più grandi e importanti società cooperative vitivinicole del Piemonte, e di grande prestigio considerando la blasonata produzione della cantina: il Barolo, il Dolcetto d’Alba, il Barbera d’Alba, il Nebbiolo d’Alba, il Diano d’Alba, insomma quei grandi vini di quelle Langhe che sono intanto diventate, col riconoscimento UNESCO, patrimonio dell’umanità. Si può anche dire che, grazie ad uomini come Rivera con la sua Terre del Barolo, la cooperazione in Piemonte è diventata una grande realtà economica e sociale; una realtà che ha contribuito fortemente alla sopravvivenza della vitivinicoltura negli anni duri e difficili del dopoguerra e della fuga dalle campagne, che ha difeso il lavoro, il reddito dei produttori, che ha contribuito a far crescere il loro potere contrattuale e soprattutto la dignità di vignaioli e di uomini. Una realtà che è andata anche oltre, costruendo anche aziende e strutture all’avanguardia, che si affermano con i loro prodotti sui mercati nazionali ed esteri, e che diventano protagoniste del rinascimento del vino piemontese. Oggi, infatti, in Piemonte la cooperazione esprime circa 1/3 della produzione vitivinicola regionale, rappresentata da oltre 50 cantine cooperative e circa 10.000 soci produttori.
Ideale continuatore dell’opera di Rivera, Matteo Bosco ne ha voluto omaggiare la memoria anche con un busto bronzeo nel piazzale della cantina e soprattutto dedicandogli la nuova linea di produzione della cantina con i grandi Cru del Barolo.
Nel 2016, con il rinnovo del Consiglio, non si ricandida Matteo Bosco e viene eletto all’unanimità nuovo presidente Paolo Boffa, viticoltore di La Morra, già da 10 anni consigliere e vice presidente uscente della Cantina Terre del Barolo. Matteo Bosco viene eletto presidente onorario. Paolo Boffa ha tutti i requisiti e l’esperienza per continuare al meglio l’opera dei due storici presidenti e dare continuità nella valorizzazione di Terre del Barolo: una importante realtà che esprime 300 soci, 600 ettari di vigneti, 3 milioni di bottiglie prodotte, delle quali 1 milione sono di Barolo, e un fatturato di quasi 20 milioni di euro
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