Nell’Aprile del 2009, per la 43° edizione del Vinitaly, la Gran Medaglia Cangrande per il Piemonte, su proposta dell’allora assessore all’agricoltura della Regione Piemonte Mino Taricco, viene conferita a Ornella Costa, vedova di Matteo Correggia e titolare dell’omonima azienda vitivinicola di Canale. Ornella Costa aveva sposato Matteo Correggia nel 1990. Da qui era iniziata per lei la straordinaria avventura al fianco del marito, produttore vitivinicolo di Canale, titolare dell’azienda che Matteo aveva ereditato nel 1985 dal padre morto tragicamente in un incidente sul lavoro. E parliamo di avventura straordinaria perché Matteo Correggia è un produttore protagonista della rinascita del Roero, un territorio, fino agli anni ’80 del secolo scorso, caratterizzato da una vitivinicoltura marginalizzata, frutto di una rassegnata opinione che il Roero non avrebbe mai potuto dare grandi vini. Correggia, che nella sua azienda coltiva quasi 20 ettari di vigneti, inverte la tendenza, comincia a stupire con il famoso Brachetto Secco Anthos, seguono i successi del Barbera d’Alba Marun, del Nebbiolo d’Alba La Val dei Preti, e raggiunge il culmine con il Roero Roche d’Ampsej (fatto con Nebbiolo in purezza) celebrato a livello internazionale.
L’impegno e la passione di Matteo contagia e trascina gli altri produttori e le istituzioni in un grandioso processo di rinascimento vitivinicolo, rurale, enogastronomico di questo territorio, sostenuto fortemente dalla Regione, che porta, tra l’altro, alla creazione, nel 1996, della Enoteca Regionale del Roero, costituita come organismo consortile dai 23 comuni del Roero. L’enoteca, che ha sede a Canale, diventa un luogo emblematico di esposizione del vini e centro di attività di valorizzazione di tutto il territorio del Roero, ponendosi anche come strumento al servizio dei comuni e dei relativi territori che ne fanno parte. Una vasta attività, questa, magistralmente sviluppata e orchestrata dallo storico presidente – direttore dell’enoteca, l’eclettico Luciano Bertello, docente di lettere alle medie, scrittore e piccolo editore dedicato ai temi e valori della tradizione Roerina, della sua cultura, della sua terra e delle sue produzioni, elementi questi che Bertello sviluppa e coniuga in una sequela di iniziative e appuntamenti originali e di grande interesse, alcuni dei quali assumono anche rilievo internazionale. Altra lodevole iniziativa dell’enoteca è la creazione del ristorante “All’enoteca” dove I vini e i piatti della tradizione Roerina vengono riscoperti, rielaborati e proposti magistralmente dal giovane chef Davide Palluda, nativo di Canale, che gestisce il ristorante assieme alla sorella Ivana. Palluda nel giro di poco tempo, farà conquistare la stella Michelin e porterà il ristorante a diventare uno dei posti di eccellenza della ristorazione piemontese e nazionale; una fama che permane tutt’ora e che consacra Palluda come un grande protagonista del rinascimento della civiltà gastronomica del Roero.
Nel contempo continua il rinascimento e la crescente evoluzione della qualità vitivinicola, che culmina nel 2004 con il riconoscimento della DOCG per il Roero e il Roero Arneis.
E’ tutto un processo, questo, che Ornella vive e condivide con il marito, ma che si spezza nel 2001, con la tragica morte di Matteo, a soli 39 anni, in un fatale e impensabile incidente mentre lavorava un campo col trattore. E da quel momento l’impegno di Ornella diventa totale: nel farsi carico dell’azienda, dei due figli ancora giovani, Brigitta e Giovanni, e nel mantenere la stessa filosofia e passione di Matteo. Pur nel dolore e tra immaginabili fatiche, l’azienda continua a produrre grandi vini dai riconoscimenti nazionali e internazionali; ; dunque, la vite, il vino, il Roero, sono diventati sempre più parte della sua vita, e con entusiasmo ha saputo trasmettere queste passioni ai suoi figli e ai collaboratori dell’azienda.
Nel 2008, assieme a Carlin Petrini, Renato Dominici, Vincenzo Zappalà, Luciano Bertello, Michele Fino, Ornella costituisce l’Associazione Ròche d’Ampsej per promuovere la conoscenza della vita e dell’opera di Matteo Correggia, per contribuire alla tutela e valorizzazione del territorio roerino, e per l’opera di sensibilizzazione nei confronti del fenomeno degli incidenti sul lavoro che continua a fare tante vittime anche nel settore agricolo.
La luce di Matteo Correggia continua a brillare nel cielo, anche letteralmente, grazie all’opera del professore Vincenzo Zappalà, astronomo dell’osservatorio di Pino Torinese, che nel 2002 ottiene di fare assegnare il nome Matteo Correggia ad un nuovo scoperto asteroide, numero 13917, un corpo roccioso di circa 10 chilometri quadrati, che viaggia a 220 milioni di chilometri dalla Terra, non lontano da un altro corpo celeste simile a cui hanno dato il nome Roero. E Matteo Correggia, oltre che nel firmamento, viene immortalato anche nella letteratura. Infatti, pochi mesi dopo quel Vinitaly, nel luglio 2009 esce il libro “Matteo Correggia – La cometa del Roero”, di Sergio Miravalle, pubblicato da Veronelli Editore, che ha in Gian Arturo Rota il direttore editoriale, nella splendida collana intitolata “I Semi” diretta da Nichi Stefi: una collana audace, nel solco dello spirito veronelliano, per tanti motivi e in particolare perché afferma che la cultura è appartenere alla terra, perché sceglie i miti in controtendenza, e infatti è dedicata a personaggi che hanno valorizzato la terra in cui hanno vissuto e lavorato, che hanno inciso sul comportamento delle persone, che hanno cambiato con la loro opera lo stato delle cose
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