Con questa nuova rubrica iniziamo un percorso della memoria, con sguardo al futuro, dedicato a una delle regioni più rappresentative dell’agroalimentare italiano. Nasce da un’idea condivisa con Salvatore Vullo, per tanti anni presidio insostituibile all’assessorato della Regione Piemonte, dove ha svolto l’attività di esperto di politiche di valorizzazione dell’agricoltura e delle sue produzioni. Ma soprattutto appassionato del territorio subalpino, di cui si è innamorato appena arrivato dalla Sicilia. In Piemonte Salvatore Vullo ha lavorato prima all’Ente di sviluppo agricolo, alla Confcoltivatori di Torino, è stato segretario della Commissione agricola del partito socialista piemontese; poi è approdato all’assessorato all’agricoltura della Regione.
E in bilico tra la terra d’origine e la patria d’accoglienza, Salvatore continua a stringere con entrambe rapporti stretti e viscerali, in particolare con il mondo di Leonardo Sciascia, cui si ispira nell’approccio rievocativo, tenendone viva la memoria come componente dell’Associazione Amici dello scrittore siciliano. Vullo è autore di libri che esaltano sapori, profumi, caratteri delle terre e delle genti che ha incontrato: La cucina di Sicania; Di Terra e di Cibo fra le pagine di Leonardo Sciascia; Gli ultimi frutti dell’estate; Manchi alla memoria; Viva le spighe; Dalla parte degli inquisiti. Agromagazine è lieto di ospitare i suoi preziosi contributi. (g. f. q.)
di Salvatore Vullo
Uno dei grandi meriti riconosciuti all’Expo di Milano 2015 è stato quello di aver posto l’Italia al centro dell’attenzione mondiale come Paese ideale per qualità della vita, bellezze ambientali e paesaggistiche, creatività, capacità tecniche e umane, ricchezza della biodiversità che si traduce in una vasta produzione di eccellenze agroalimentari. Una bella miscela, questa, come l’aveva definita il presidente del Censis, che ha come elemento unificante le radici della cultura contadina, in quella dimensione di raccordo tra memoria e futuro, nel rapporto tra antiche vocazioni e nuove frontiere della tecnologia.
Il Piemonte è parte fondamentale di tale sistema e del processo evolutivo che ha portato l’Italia ad essere consacrato come Paese leader nelle qualità delle sue produzioni, a cominciare da quelle agricole e agroalimentari.
In relazione a ciò, a dispetto del luogo comune che lo vede come regione industriale per antonomasia, il Piemonte è riuscito a mantenere un buon equilibrio tra il suo emblematico sviluppo industriale e il settore primario, persino durante il boom economico industriale del dopoguerra: gli anni caratterizzati dalla “fuga dalle campagne”. Una “fuga” che in Piemonte non è mai stata irreversibile e totale, grazie anche all’illuminismo o al buon senso di imprenditori, comunità e istituzioni che in molti casi hanno saputo realizzare situazioni di integrazione e complementarietà tra i due settori (ricordiamo i casi emblematici delle Langhe con la Ferrero e del Canavese con l’Olivetti ove si era creata l’ibrida figura del “Metalmezzadro”.
Ma per sua fortuna il Piemonte è una regione dove le buone qualità si coltivano da sempre (come recitava lo slogan di una campagna promozionale lanciata anni fa dall’assessorato agricoltura regionale). E il resto l’hanno fatto le favorevoli condizioni territoriali e pedoclimatiche, la presenza di acqua e di efficienti sistemi idraulici e irrigui e altri positivi elementi che hanno consentito una vasta e variegata produzione agricola e zootecnica. Un’agricoltura che in buona parte si svolge in montagna e in collina dove è preponderante la presenza e il lavoro dell’uomo; luoghi dove c’è una prevalenza di piccole e medie aziende agricole e di allevamenti che utilizzano sistemi tradizionali di conduzione agricola e zootecnica; tutte condizioni che esaltano le qualità e le peculiarità delle tante produzioni agricole e agroalimentari.
Per tutto ciò il Piemonte esprime anche un contesto territoriale con fascinosi paesaggi agrari e rurali: dagli alpeggi con le mandrie dei margari, alle vallate alpine e prealpine, ai vari sistemi collinari e alle pianure. Tutti costellati di piccoli comuni e frazioni a prevalente economia agricola e rurale; territori ispirati e modellati dall’agricoltura e dalle sue produzioni, che innescano e si intrecciano con la ricchezza di elementi storici, artistici, letterari, delle tradizioni popolari, della eccellente enogastronomia. Luoghi che attraggono milioni di visitatori. Ricordiamo, a tal proposito, il sito “Langhe-Roero e Monferrato”, recentemente riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.
Dunque, una grande storia quella del Piemonte, che vogliamo raccontare, con questa rubrica “Memoria & Futuro”, messa a disposizione, assieme ai suoi preziosi suggerimenti, da Gianfranco Quaglia, direttore di questo Agromagazine che la ospiterà. Sarà un appuntamento periodico che parlerà, di volta in volta, di uomini e donne, cose, fatti relativi al Piemonte agricolo e non solo; in particolare rimarcando quella “piemontesità”, ovvero quel mix di caparbietà, tenacia, grande laboriosità, spirito di servizio, senso del sacrificio e del dovere, cultura del fare senza ostentare, che contraddistinguono questa regione.
Una rubrica che, ovviamente, non avrà un carattere sistematico e cronologico, ma che potrà configurarsi come pubblicazioni di ipotetici pezzi di antologia o di un almanacco, ricordando quegli uomini, donne, e le azioni di istituzioni, organizzazioni e soggetti che hanno contribuito a far grande quella storia piemontese; un piccolo contributo per far passare avvenimenti e microstorie dal ricordo alla memoria, affinchè essi diventino parte della nostra identità e della nostra storia; un modo, questo, per meglio capire il presente e costruire il futuro.
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