«Ottima e eccellente». Questi i due aggettivi che accompagnano le prime stime elaborate da Assoenologi per la vendemmia 2015. «Si produrranno tra i 46 e i 47 milioni di ettolitri di vino e mosto, a fronte della media quinquennale di 44,1 milioni. La produzione di uva potrebbe oscillare fra i 63 e i 65 milioni di quintali. Fatta eccezione della Toscana, della Lombardia e della Sardegna, tutte le altre regioni registrano un incremento produttivo oscillante da +5 (Emilia Romagna) a +25 (Puglia). Il Veneto rimane la regione più produttiva». Insomma, il 2015 potrebbe essere incorniciato come un millesimo da ricordare. Tutto merito dell’andamento meteo e in particolare del mese di luglio, il più caldo degli ultimi due secoli. Flegetonte, l’anticiclone africano si è fatto sentire tenendo l’Italia sotto pressione in giugno e in luglio, completando quel ciclo vegetativo ideale cominciato già in inverno ricco di precipitazioni e del risveglio delle viti in una primavera mite,. con una buona riserva idrica. In Piemonte l’incremento della produzione vitivinicola è prevista attorno al 10%, passando da 2.402.000 ettolitri a 2.640.000.In particolare la varietà che risulta meno produttiva è il Nebbiolo, per tutti gli altri vitigni (Moscato, Brachetto, Barbera, Cortese) si prevede un aumento.
E il mercato? Secondo Assoenologi a fine 2015 si arrverà a meno di 36 litri pro capite, contro i 45 del 2007. E a questo proposito Martelli sottolinea: «Produrre bene non basta, occorre anche saper vendere bene. Il vino italiano nel mondo piace e rimane il più venduto. Nel 2014 l’Italia ha piazzato all’estero 20,5 milioni di ettolitri (circa il 50%dell’intera produzione) contro i 14,4 milioni di ettolitri dei cugini d’Oltralpe. Se però siamo i primi in quantità non lo siamo in valore, nonostante il deciso incremento raggiunto dalle nostre bottiglie negli ultimi anni, i cui introiti unitari soo passati da 1,75 euro/litro del 2009 a 2,49 euro/litri del 2014, quindi con un incremento del 42%. I dati 2014danno per l’Italia 5,1 miliardi di euro, contro i7,7 di euro della Francia. Attenzione però: l 31% del valore per i francesi è imputabili agli champagne che rispetto ai nostri spumanti (840 milioni di euro) hanno una incidenza massiccia nel comparto economico. Se togliamo dai 7,7 miliardi di euro i 2,4 miliardi dovuti allo champagne e enucleiamo gli 840 milioni di euro dei nostri spumanti risultano valori pari a 5,3 miliardi di euro per i vini esportati francesi e 4,3 per quelli italiani».
Quindi l’Italia sta recuperando ed è in piena corsa. «Se saprà giocare bene le sue carte – aggiunge Martelli – nei prossimi anni potrà avvicinarsi notevolmente agli attuali introiti dei vini francesi».
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