di Gianfranco Quaglia
Improvvisamente, ma non troppo, dietro l’angolo si è affacciata la Spagna. Anzi, ci ha dato da bere, è il caso di dirlo: una cascata di vino sfuso, tanto da raggiungere il primato in Europa. Ha superato tutti, noi italiani e la Francia, con 48 milioni di ettolitri contro i nostri 40. Non era mai accaduto, ma le statistiche del 2014 parlano chiaro. Ci dicono che la Spagna è il primo paese produttore e che l’Italia – per fortuna – se la cava ancora bene grazie all’export (lo scorso anno ha avuto un incremento del 2%). Giuseppe Martelli, novarese, presidente del Comitato vini del Ministero Politiche Agricole, traccia un bilancio alla vigilia del congresso di Assoenologi, di cui è anche direttore generale. La categoria, che riunise 4500 tecnici ed è la più autorevole del settore, sta per celebrare il 70° congresso nazionale, questa volta a Castellaneta Marina (Taranto), da sabato 30 maggio al 2 giugno. Un confronto a tutto campo con i temi del presente, le prospettive, e anche con gli spagnoli, diretti concorrenti. Il tema: «Conoscere per capire, sapere per produrre e per vendere».
Giuseppe Martelli: «Vino e salute, sostenibilità, Spagna. Questi gli argomenti principali. Sullo sfondo la situazione italiana, i cui consumi interni attorno ai 37 litri pro capite, in costante discesa. Basti pensare che quelli al bar sono calati di oltre il 60 per cento perché il vino è diventato sempre di più un prodotto edonistico. Ci salviamo con l’export, tanto che negli ultimi cinque anni di crisi generale il settore non è mai andato in rosso. In particolare siamo trainati dalle bollicine, con il Prosecco che esporta 380 milioni di bottiglie e l’Asti 100. Ci siamo imposti sui mercati stranieri grazie all’eccellenza: il 50 per cento prende la via dell’estero, tra cinque anni saremo al 60. Siamo il primo Paese esportatore, ma quanto ai volumi economici la Francia è leader. Oltre alla Spagna, altri competitor di cui dobbiamo tenere conto: la Cina oggi è già il quinto produttore mondiale. Noi dobbiamo creare un valore aggiunto alla nostra produzione, i francesi hanno ancora qualcosa da insegnarci sotto questo aspetto. L’importanza del packaging, ad esempio: l’abbigliaggio della bottigliacon l’etichetta e i pendaggli, nulla bisogna trascurare. Infine fare squadra: quando si vende una bottiglia di vino sempre di più vendiamo anche il territorio, un insieme di cultura, storia, tradizioni».
Il congresso di Castellaneta, aperto dal ministro Maurizio Martina, ha come punti di riferimento il presidente degli enologi italiani, Riccardo Cotarella e il direttore Martelli. Il primo giorno saraà aperto da tre talk show coordinati da Bruno Vespa e Davide Paolini: fra i relatori i cardiologi Antonio Colombo e Vincenzo Montemurro, il gastroenterologo Enzo Grossi, il chirurgo vascolare Antonio Maria Jannello e il dietologo Giorgio Calabrese. Poi chef stellati come Heinz Beck, Niko Romito, Oliver Glowig, Livia Iaccarino e Antonella Ricci. I ricerrcatori Ruggiero Mazzilli e Marco Pellanti, Luigi Moio, Tegan Passalacqua. Gli spagnoli Martin Santiago Jordi, Luis Buitron Narrios, Begona Jovellar Pardo.
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