di Gianfranco Quaglia
Poco più di vent’anni fa, quando il Ghemme ottenne la Docg (Denominazione d’origine controllata e garantita) la produzione dei viticoltori novaresi superava di poco i mille quintali di uva. Oggi, esattamente 2.695. Ma quella del Ghemme è soprattutto una storia di alta qualità, voluta sin dall’inizio dagli stessi viticoltori sotto la spinta di Giusepe Martelli, oggi presidente del Comitato Vini del Minstero delle Politiche Agricole.
Proprio al Mipaaf mercoledì, nella storica sala del Parlamentino, il ventennale del Ghemme sarà consacrato e festeggiato. Giuseppe Martelli, qual è il significato di questa celebrazione?
<<Non è solo una commemorazione, così come vent’anni fa aver ottenuto quel sigillo non fu soltanto un riconoscimento formale. Il Ghemme diventò la locomotiva della viticoltura novarese, l’occasione per perfezionare dopo 28 anni il Ghemme Doc>>.
Come ebbe origine l’idea?
<<Ventitre anni fa l’allora presidente del Comitato Vini Ezio Rivella lasciò la carica di presidente del Comnitato Vini per il Piemonte e io gli subentrai. A me si rivolse l’allora presidente della Camera di Commercio di Novara, Alberto Macchi, che con lungimiranza mi propose di interessarmi del Ghemme, la cui Doc riposava da 10 anni nel cassetto. Inserii il progetto nelle nuove denominazioni e cominciai l’iter, che ebbe conclusione nel 1996 e nel giugno 1997 il decreto della Docg fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Quindi sono esattamente vent’anni>>.
Che cosa cambiò del palinsesto produttivo?
<<Cambiò completamente il concetto e i viticoltori dimostrarono di apprezzarlo. Innanzitutto i parametri produttivi, che passarono da 100 a 80 quintali per ettaro, con non più di tre chilogrammi la media per ceppo, allo scopo di privilegiare la qualità. Il disciplinare introdusse anche una modifica sulla presenza del Nebbiolo in bottiglia, non meno del 70 per cento. Inoltre: l’imbottigliamento, che prima poteva avvenire ovunque, in Italia e all’estero, fu circoscritto soltanto alla provincia di Novara e al Comune di Gattinara (Vercelli), una stretta necessaria per facilitare i controlli. Un’indicazione precisa anche per il tipo di bottiglia: o borgognona o bordolese>>.
E per l’invecchiamento?
<<Tre anni, di cui venti mesi in botti di rovere e 9 mesi di affinamento in bottiglia. La Doc non prevedeva la Riserva, con la Docg invece il Ghemme può fregiarsi di questa dicitura>>.
Il futuro?
<<E’ già presente. basti dire che oggi il 56% della produzione di Ghemme Diocg è convogliata all’estero. E questo dato sottolinea il cammino qualitativo del Ghemme>>.
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