di Gianfranco Quaglia
Da un chicco di riso possono nascere opportunità di occupazione per le nuove generazioni. Roberto Magnaghi, direttore generale di Ente Nazionale Risi (l’organismo di tutela del settore che nel 2021 compirà 90 anni) ne ha parlato in un webinar agli studenti e ai docenti dell’Università di Roma Tre, durante una lezione al corso di diritto agrario e alimentare europeo.
“Si possono aprire nuove prospettive in diversi ambiti, da quello salutistico all’agronomico. Competenze nel campo dei risi funzionali, ricercatori di nuove varietà, genetisti. C’è soprattutto bisogno di un grande numero di comunicatori” ha detto Magnaghi. Non solo nello specifico dell’Ente Nazionale Risi. Le opportunità possono riguardare anche laboratori di analisi e controllo qualità conto terzi, riserie, marketing legato alle nuove tipologie di prodotto.
In Italia le aziende che coltivano riso sono 3800; 90 le riserie, 70 le pilerie (strutture degli agricoltori che lavorano in proprio il riso grezzo). In totale 10 mila gli addetti, un fatturato di 500 milioni di euro delle aziende agricole; 1,2 miliardi quello dell’industria di trasformazione.
In questi 90 anni, da quando l’Ente Nazionale Risi venne fondato “per grazia di Dio e per volontà della nazione” (come recita il Regio Decreto 2 ottobre 1931) il pianeta riso ha subito trasformazioni. “Siamo passati da una risicoltura in bianco e nero – ha sottolineato il direttore riferendosi alla documentazione fotografica sul periodo delle mondariso – a una risicoltura oggi fatta di tecnologia e innovazione, con impiego di laser e droni”. Ma è rimasto un leitmotiv che purtroppo continua a condizionare la nostra produzione di eccellenza: le importazioni dall’Asia. Così come avveniva dopo il 1869, dopo l’apertura del Canale di Suez, oggi l’import dal Sudest asiatico è ancora una minaccia presente in tutta Europa. “Noi importiamo più riso di quanto ne produciamo – ha proseguito Magnaghi – soprattutto varietà con grani lunghi e stretti, da contorno, utilizzati nel Nord Europa. Una commodity. l’Europa produce complessivamente 1,62 milioni di tonnellate di riso lavorato, ma ne consuma 2,83. L’Italia colloca ogni anno circa un milione di tonnellate in Europa e nei Paesi Terzi. Il nostro Made in Italy è una produzione di altissima qualità ed è talmente importante che il settore ha una sua legge di commercializzazione. Ma questo patrimonio ha bisogno di essere promosso e divulgato”.
La superficie risicola nel mondo è di 163 milioni di ettari. In Europa 422.700 e di questi 227.000 sono in Italia, che con il 54% rappresenta il primo paese produttore Ue.
E’ ipotizzabile un aumento della superficie italiana?
Magnaghi: “La nostra risicoltura dovrà sempre fare i conti con la disponibilità d’acqua, il clima e il mercato. Per aumentare è necessario che l’UE ci tuteli di più dall’import, che negli ultimi anni ha ingolfato l’area europea creando gravi danni al settore”.
Nella foto: Roberto Magnaghi durante il webinar
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