Lo zafferano Made in Italy è fra le nuove frontiere di un’imprenditoria agricola che cerca diversificazioni e spazi alternativi a un’agricoltutra tradizionale, come può essere quella della risicoltura o di altre colture legate da secoli al territorio. Lo sa bene Rita Sala di Novara, che un giorno di qualche anno fa ha bussato ale porte delle organizzazioni agricole dicendo semplicemente: <<Vorrei coltivare <afferano>>. Non l’hanno guardata con molto interesse, anzi hanno cercato di dissuaderla, spiegandole che non ci si improvisa, soprattutto in un settore nuovo, nel quale bisogna accumale conoscenza e esperienza. Non si è data per vinta Rita, che sin da bambina aveva conservato un tesotro: due bulbi lasciategli dal nonno. Con quelli – aveva promesso a se stessa – avrebbe realizzato una coltivazione. Oggi ne ha 70 mila, tutti nati e cresciuti nella zona di Landiona, nell’Est novarese, accuditi a uno a uno, con fatica e passione. Presto saranno molti di più, perché la sua tenacia l’ha premiata. Rita Sala, ionfatti, non si limita a coltivare il prezioso bulbo. Poi confeziona il prodotto e soprattutto va proporlo ai consumatori, partdcipando ai mercatini. Dal campo alla tavola, direttamente. La regina dello zafferano self-made-woman ha conquistato il cuore degli intenditori e sfondato anche oltre frontiera. Gli svizzeri, in particolare, sono diventati suoi affezionati clienti. La partecipazione al mercatino di Ponte Tresa (Varese) ha attratto molti ticinesi alla ricerca dei prodotti italiani: lo zafferano di Rita ha colorato il riso dei pranzi di Natale nel Canton Ticino.
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