Lo mangereste un gorgonzola prodotto senza latte?

Lo mangereste un gorgonzola prodotto senza latte?

gorgonzolaCe lo immaginiamo un gorgonzola prodotto senza latte? Oppure un Castelmagno o una toma? Il giorno non è lontano. Anzi potrebbe già essere arrivato. La Commissione dell’Unione Europea ha inviato una diffida all’Italia per chiedere la fine del divieto di utilizzo del latte in polvere, concentrato e ricostituito per la preparazione di prodotti lattiero caseari.

Dall’11 aprile del 1974 con la legge n. 138 l’Italia aveva deciso di vietare ai caseifici l’uso di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare al fine di mantenere alta la qualità dei prodotti caseari e di salvaguardarne l’autenticità, evitando inganni ai danni dei consumatori.

La reazione alla diffida è stata immediata, anche in Piemonte dove il settore lattiero caseario occupa una posizione di spicco nello scenario economico come dimostrano i numeri: conta, infatti, 1900 aziende, oltre 8 mila addetti, vale 390 milioni di produzione lorda vendibile e ha a disposizione circa 8 milioni di quintali di produzioni. Inoltre, si fregia di 6 DOP regionali, Bra, Castelmagno, Murazzano, Robiola di Roccaverano, Toma Piemontese ed una interregionale, il Gorgonzola.

Il presidente del Consorzio per la tutela del formago gorgonzola, Renato Invernizzi: <Il Gorgonzola Dop si è sempre fatto e sempre si farà utilizzando il latte vaccino fresco Italiano proveniente in giornata dagli allevamenti presenti nella zona di produzione tra Lombardia e Piemonte. Il Consorzio vigila attentamente sul rispetto del Disciplinare di produzione approvato dalle aziende consociate al quale tutte si attengono volontariamente e scrupolosamente. Ciò significa” – continua – “che il Gorgonzola Dop sarà sempre e comunque prodotto utilizzando esclusivamente latte fresco della zona di origine. Siamo fermamente convinti, infatti, che solo il rispetto della qualità e della genuinità possono garantire che il prodotto sia costantemente conosciuto e amato in tutto il mondo come confermano i consumi e le esportazioni in continua crescita“.

“In Piemonte oltre il 70% del latte prodotto viene destinato alla trasformazione casearia. L’utilizzo del latte in polvere per la preparazione dei nostri formaggi avrebbe, quindi, conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti piemontesi ed indurrebbe ad una elevata importazione – afferma Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte- Nella nostra regione, su una produzione di 9 milioni di quintali di latte, il 25% viene destinato alla preparazione di formaggi DOP di cui la regione registra un’antica tradizione, non possiamo dunque pensare di produrre il Bra o la Toma Piemontese senza il latte delle nostre stalle”.

“Se la diffida sarà accolta a farne le spese, ancora una volta, sarà la qualità dei nostri formaggi e degli yogurt, oltre all’intera reputazione del Made in Italy che, invece, deve essere rafforzata dall’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta. Coldiretti Piemonte continua a battersi affinché vengano mantenuti i posti di lavoro negli allevamenti e vengano salvaguardate e premiate la biodiversità e la tradizione casearia piemontese, senza i condizionamenti delle lobbies delle multinazionali” conclude il direttore di Coldiretti Piemonte Antonio De Concilio

«Difenderemo con forza l’identità dei nostri formaggi tipici che non poisono prescindere da un principio di appartenenza: l’essere fatti con il latte di qualità munto nelle nostre stalle, senza polveri o da altri surrogati». Lo rimarcano il presidente e il direttore di ClirttiNovara Vco, Federico Boieri e Gian Carlo Ramella nell’esprimere <preoccupazione e sconcerto. Si tratta di una visione miope che non possiamo accettare, soprattutto in un’area – quelladel Piemonte orientale e della Lombardia, dove si produce oltre il 40 pe rcento di tutto il latte italiano e dove le nostre talsanno resistendo con le unghie e con i denti contro il crollo delle quotazioni arrivate a 36 centesimi al litro>.

  

 

 

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