di Enrico Villa
La primavera prossima per la cimice asiatica, arrivata in Italia nel 2012, potrebbe essere una stagione che raggiungerà il suo massimo nei mesi di aprile e maggio. La previsione è stata fatta dai relatori e ricercatori universitari e delle istituzioni pubbliche piemontesi che hanno partecipato all’affollato convegno tenutosi a Cherasco il 12 dicembre 2018. In preparazione di affrontare l’invasione biblica (sic) gli scienziati e i tecnici presenti alla assise hanno riferito quanto è stato fatto nei dodici mesi dello scorso anno in cui si è assistito ad un crescendo della devastazione dell’insetto ai danni degli ortaggi, della frutta, della soia, del mais.
Gli specialisti del Servizio fitopatologico della Regione Piemonte, del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Torino (Disafa), della Fondazione Agrion, della Cassa di Risparmio di Torino, della Ferrero Hazelnut Company (multinazionale Ferrero di Alba), della Coldiretti danno indicazioni unanimi: la lotta a questo alieno arrivato dalla Cina dove ha provocato danni per oltre un miliardo di dollari e dal Giappone, hanno per ora pochi strumenti a disposizione. Il Crea di Firenze, con indicazioni anche condivise al convegno di Cherasco, ha individuato un sembionte con il nome scientifico Ooencyrtus telenomicida (un micro coleottero con lunghezza fra i 12 e i 16 millimetri, meno della cimice asiatica) che si insinua nelle decine di uova annualmente deposte dalla femmina della Halyomorpha Halys, appunto la cimice asiatica, e distrugge il contenuto assorbendolo. Ma come ragguaglia un comunicato di Georgofili Info del 26 settembre 2018, forse per ragioni burocratiche il microscopico coleottero non si può ancora utilizzare. Su una interrogazione ministeriale, il ministero della Salute ha invece autorizzato quattro principi attivi (Etofenprox, Fosmet, Lambdaciolotrina, Clorprifos metile) secondo il comunicato di Georgofili Info attribuito al giudizio ministeriale, di comprovata efficacia per trattare e prevenire le infestazioni del parassita su ciliegio, susino, melo, albicocco, actinidia, pero, pesco, cotogno, nespolo. Facendo riferimento al lavoro istituzionale svolto nel 2018, il Coltivatore Cuneese, diretto da Tino Arosio, ha pubblicato un grafico riguardante gli insetti adulti e quelli giovani inserito nell’inserto speciale dedicato alla mortifera cimice che ha invaso i centri abitati oltre che le campagne, nella brutta stagione cadendo in letargo e rifugiandosi negli anfratti delle case e dei ricoveri agricoli e degli animali. Per fortuna l’insetto non punge né le persone né gli animali. Comunque, la Marmolated Stink Bug (BMSB), così la chiamano gli americani dove nei loro frutteti ha provocato altrettanti danni anche alle coltivazioni di soia, l’anno scorso solo nelle trappole predisposte in Piemonte, sono caduti 18.068 insetti adulti e 8969 insetti giovani all’inizio della loro esistenza di distruzione anche favorita dalla capacita di volo di coprire grandi distanze. Data la loro minaccia, a quanto pare per adesso inarrestabile e attribuita alla globalizzazione dovuta ai trasporti marini, aerei anche ferroviari e di auto trasporto per tratte relativamente brevi sulla terraferma, i governi australiano e neozelandese hanno introdotto una metodica di lotta in più: tutto quanto viene trasportato, deve essere dotato di un certificato sanitario che comprovi la inesistenza di tracce di cimice asiatica.
In Europa, ma soprattutto in Italia, la fastidiosità e il danno della Halyomorpha Halys che minaccia almeno 300 specie vegetali che assicurano il reddito all’agricoltura, hanno attratto l’attenzione di tutti indistintamente i mass media sia al Nord che al Centro e al Sud, anche generando leggende, rigorosamente smentite dagli entomologi di chiara fama, secondo cui la cimice asiatica anche chiamata cimice marmorata di colore marron, fosse generata dalla soia. Invece la soia, coltivata ampiamente negli Stati Uniti, è una delle sue vittime preferite, aprendo con il suo rostro il vegetale, succhiando la sua linfa e provocandone la morte o il danno irreparabile, come anche accade per gli ortaggi, il kiwi e la frutta. E anche a causa della globalizzazione, sulla quale insistono gli studiosi, accade per altre cimici che vivono pungendo e succhiando il sangue umano. Fra di queste è annoverata la cimice verde (Palomena Prasina) detta cimice nostrana e curiosamente trascurata per i danni arrecati, o la cimice assassina originaria del Sud America (Triatoma infestans), o la cimice del letto che dimora nei nostri materassi in attesa di effettuare un prelievo di sangue umano. Tuttavia, due in particolare sono cimici pericolose, alieni per la globalizzazione in arrivo comprovato in Europa dal Sud America o a causa delle mutazioni genetiche. La prima, detta appunto Cimice assassina, punge le persone nonchè gli animali e con i suoi escrementi introduce nel corpo il protozoo Trypanosoma cruzi che dà forti febbri, qualche volta patologie cardiache tanto che per l’organizzazione mondiale della sanità fa punture che manifestano il loro effetto anche 10 o 20 anni dopo l’attacco che provocano la malattia del sangue di Chagas ( il medico scopritore del morbo). La Palomena Prasina (cimice verde o nostrana) per variazioni genetiche appurate nel 2016 sta diventando rossa o più chiara e diventando più aggressiva nel confronto dei vegetali. Secondo alcuni esperti di entomologia, essa fra breve potrebbe emulare la cimice asiatica con l’onere di combatterla nei campi con fitofarmaci, diversamente da quando era una semplice cimice verde nostrana.
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