Pubblichiamo di seguito una nota di Airi (Associazione Industrie risiere italiane), di cui è presidente Mario Francese, sui rischi e le prospettive del settore risiero.
Il problema delle importazioni di riso confezionato
L’industria italiana, leader in Europa, guarda con preoccupazione al fenomeno delle importazioni di riso confezionato dall’estero, più che raddoppiate negli ultimi sette anni giungendo a rappresentare oggi il 25% del totale importato nell’UE: si tratta di quattrocentomila tonnellate di prodotto coltivato, lavorato e confezionato in paesi terzi, che arriva nell’UE pronto per essere venduto al consumatore finale, fidelizzando il distributore e bypassando agricoltura e industria comunitaria.
AIRI è in prima linea per denunciare l’entità della problematica, ricordando che i costi di confezionamento e associati al lavoro, alla sostenibilità, alla sicurezza alimentare sono più alti in Europa rispetto ai paesi terzi, ponendo quest’ultimi in una posizione di vantaggio: parallelamente, riso sfuso e riso confezionato sono soggetti al medesimo dazio in Europa, non riconoscendosi il valore aggiunto del confezionamento. Un quantitativo rilevante di prodotto confezionato viene inoltre importato a dazio zero nell’ambito dei regimi agevolati previsti da Bruxelles.
Come conseguenza di ciò, l’industria risiera europea rischia di ridimensionarsi, con serie ripercussioni sulla sicurezza alimentare e autosufficienza; parimenti, la produzione interna nel tempo rischia di ridursi per la forte competitività del prodotto in questione e per il ridimensionamento dell’industria.
Salubrità alimentare e proporzionalità nelle decisioni assunte dal legislatore UE:
La salubrità alimentare è un principio cardine della normativa comunitaria di cui l’industria alimentare è garante. L’attenzione verso la salute ed il benessere dei consumatori guida tutta l’operatività industriale, a partire dai controlli effettuati in fase di acquisto della materia prima, nel processo produttivo fino all’immissione sul mercato di un alimento.
Tutto ciò premesso, è fondamentale che le norme comunitarie vengano fissate nel rispetto principio di proporzionalità e quindi contemplando le esigenze del mondo produttivo. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un approccio europeo fortemente spostato verso l’iper-cautela nei confronti della salubrità, con la riduzione di molti LMR su principi attivi o su contaminanti ampiamente al di sotto delle soglie previste dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo ha causato delle difficoltà al nostro settore, senza che vi fosse un effettivo beneficio per la salute pubblica.
AIRI chiede da sempre che i LMR (Limiti massimi residui) vengano fissati a livelli che siano ragionevolmente ottenibili mediante l’adozione di corrette pratiche agricole (principio ALARA, as low as reasonably achievable, il livello più basso ragionevolmente raggiungibile), e si è sempre battuta, condividendo centinaia di riscontri analitici ed incontrando i decisori politici, affinché i processi normativi comunitari tenessero conto delle esigenze del mondo produttivo.
Aspetti qualitativi della produzione nazionale e tecniche di evoluzione assistita.
AIRI è consapevole di come sia necessario selezionare nuove varietà con l’obiettivo di mantenere invariate le caratteristiche qualitative e migliorare gli aspetti produttivi. Nel corso degli anni è aumentato il numero delle varietà, il che dimostra attenzione da parte della ricerca al settore. In questo frangente si rende necessario evitare che le varietà appartenenti alle denominazioni tradizionali differiscano troppo dalla varietà capostipite, con il rischio di perdere la caratterizzazione italiana in commercio.
Oggi le istituzioni UE stanno dando importanza alle nuove tecniche di evoluzione assistita, che permetteranno di rafforzare la nostra agricoltura sotto il profilo qualitativo. AIRI ha appreso con preoccupazione che nell’ultima posizione negoziale del Parlamento europeo rispetto alla proposta della Commissione di luglio 2023, si vorrebbero introdurre degli oneri di etichettatura a livello di prodotto finito. L’ipotesi di avere un’etichetta specifica “NGT” o “TEA” sul prodotto finito, rischia di creare confusione nei consumatori ed è una evenienza che AIRI ritiene di dover scongiurare con forza: la nuova regolamentazione europea non dovrà infatti portare alla creazione di prodotti di serie A e prodotti di serie B.
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