Quante sono le famiglie che coltivano riso in Italia? Oltre quattromila, per l’esattezza 4.265, il numero dei produttori. La maggior parte concentrati nel triangolo d’oro della risicoltura europea, Vercelli-Novara-Pavia, ma con presenze in altre regioni italiane: Veneto, Sardegna, anche in Calabria. Giuseppe Pozzi, giornalista, direttore de <<Il Risicoltore>>, l’organo ufficiale dell’Ente Nazionale Risi, mensile punto di riferimento dei risicoltori, è andato a trovare quindici di queste famiglie, le più rappresentative per storia, dimensioni, caratteristiche territoriali. E ne ha tratto un bel libro, intitolato appunto <<Le famiglie del riso>>, edito da Media iN, in vendita nelle librerie e online su www.net-book.it (al prezzo di 30 euro, spese di spedizione incluse). E’ un viaggio in un mondo poco conosciuto, non avvezzo alla pubblicità e alla promozione di se stesso, eppure carico di storia. Esempi limpidi di professionalità e imprenditorialità che affondano le radici nei secoli scorsi, alcune nell’Ottocento, evolute sino ai nostri giorni. Raccontano di passaggi di testimoni di nonno in padre in figlio, o figlie, perché molte di queste imprese risicole ormai sono declinate al femminile. E rappresentano punti di riferimento dell’innovazione agricola, che non evita di abbracciare nuove teconolgie per migliorare e incrementare la produzione, in un’ottica di agricoltura sostenibile. Il libro di Pozzi comincia con queste parole: <Il riso è un cibo belissimo, è bello quando cresce, file precise di gambi verde brillante che si stagliano verso il sole estivo; è bello quando viene raccolto, covoni dorati in autunno, impilati in risaie simili a patchwork; è bello quando, trebbiato, si riversa nei silos come un mare di piccole perle; è bello quando è cucinato da una mano esperta, bianco splendente e dolcemente fragrante>>. Sono parole dello scrittore giapponese Shizuo Tsuji che ci offrono il senso e tutta la suggestione di Sua Maestà il riso.
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