di Gianfranco Quaglia
Malpensa, Terminal Uno, Porta di Milano. Passeggeri in transito, provenienti dal Malpensa Express o in procinto di salirvi. Idiomi, abiti, volti da tutto il mondo: un crocevia di emozioni che aumenterà nei prossimi mesi, a mano a mano che il conto alla rovescia si avvicinerà a quello che è considerato l’evento, Expo 2015. Nella penombra del corridoio che si allarga sullo spazio di interconnessione tra la zona treni e l’aeroporto, una luce intensa cattura il passeggero: è quella di un angelo su una parete espositiva. Non è un angelo comune, ma l’opera scultorea di un maestro dell’arte lombarda e italiana, Gio Ponti. Dal 29 ottobre al 31 marzo 2015 la Porta di Milano ospita la mostra «Oggetti misteriosi» dell’architetto e designer milanese, frutto della grande stagione creativa del dopoguerra italiano. L’esposizione, curata da Salvatore Licitra, presenta tre opere: la «Cattedrale di Los Angeles», «Espressioni dello Showroom Ideal Standard di Milano», «Pavimenti per gli uffici della Salzburger Nachrichten di Salisburgo». L’iniziativa è promossa da Sea-Aeroporti di Milano in collaborazione con il Gio Ponti Archives.
Una galleria espositiva per chi è in viaggio, un’area di decompressione per regalare stimoli culturali e riconciliare con il bello, che accomuna tutti senza bisogno di traduzioni. Ma è soprattutto quell’angelo così folgorante a catturare il viaggiatore. Una luce nel tunnel, quasi una metafora dei nostri tempi. La figura stilizzata e interpretata dall’artista sembra vegliare sul territorio di arrivo, a due passi da quel sito che fra pochi mesi dovrebbe essere pronto a accogliere oltre venti milioni di persone da ogni angolo del pianeta. E’ il benvenuto a chi arriva da luoghi lontani e si appresta a varcare la Porta di Milano per entrare nella terra lombardo-piemontese, ricca di quell’agroalimentare che sarà fiore all’occhiello di Expo 2015, all’insegna di «Nutrire il pianeta energia per la vita».
Intanto – sembra dire l’angelo di Gio Ponti – cominciamo a nutrire l’anima, a risvegliare le emozioni che sono in noi, sopite o dimenticate per la fretta e il cinismo che ottundono il senso del buonvivere.
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