di Gianfranco Quaglia
Ivo Borgo, veneto di Thiene in provincia di Vicenza, aveva un sogno che cullava ogni giorno nelle viscere delle miniere francesi: riemergere dalla miseria che l’aveva costretto a emigrare, tornare in Italia a testa alta. Lui, minatore per necessità, avrebbe voluto dire ai connazionali che aveva fatto fortuna e carriera. Non ci riuscì, si sposò e mise su famiglia in Francia, ma affidò il compito di riscattare le sue origini umili alla nipotina Laetitia, nata a Digione, nel dipartimento della Cote-d’or e della regione Borgogna-Franca Contea.
Laetitia, capelli biondi come li porta ancora, ascoltava il nonno che gli raccontava del suo paese e dell’Italia e le faceva promettere che un giorno quel mondo sarebbe andata a scoprirlo. Laetitia Borgo è diventata una ricercatrice dopo aver conseguito il diploma di ingegneria in tecniche agronomiche a Digione e oggi dirige Laboratorio di biologia molecolare al Centro Ricerche dell’Ente Nazionale Risi di Castello d’Agogna (Pavia), punto di riferimento nella conservazione del seme (qui è custodita la banca del germoplasma) e dove si studiano le nuove varietà resistenti alle patologie più diffuse, come la Pyricularia grisea (il brusone) che attacca radici, steli, foglioline, chicchi sino a inibire la produzione. Ha voluto “italianizzarsi”, sino ad abbandonare la Francia, di cui conserva una splendida erre e una lieve pronuncia nasale quando parla in perfetto italiano. <<Ho mantenuto la promessa fatta al nonno quand’ero bambina, peccato che lui non ci sia più perché è trascorso molto tempo, ma sono orgogliosa di aver scelto l’Italia, benché mantenga la nazionalità francese>>. Al punto da rinunciare a un riconoscimento economico più dignitoso, come avviene Oltralpe per i ricercatori.
Laetitia non pensava di diventare un’esperta in risicoltura, nella regione in cui è nata la ricerca è focalizzata su altre coltivazioni e patologie vegetali. Ma, terminato il ciclo di studi, per gli stage e le specializzazioni ha scelto l’Italia senza esitazioni, scartando proposte arrivate da Università di altri Paesi europei. Era il sogno del nonno, la strada che lei aveva promesso di percorrere. La scoperta del riso è stata per lei una rivelazione all’Università di Bologna, il colpo di fulmine che poi l’ha portata al Centro Ricerche dell’Ente Nazionale Risi, nel cuore della Lomellina, a pochi chilometri da Vercelli e Novara, il triangolo d’oro della risicoltura europea. <<Qui ho trovato la mia dimensione, i piedi in risaia e la testa al sole, come amo dire. Nel 2006 è stato realizzato il laboratorio di biologia molecolare, all’inizio aveva soltanto l’obiettivo di fornire un aiuto al breeding, agli ibridatori che selezionano nuove varietà resistenti. Poi, via via, ci siamo specializzati puntando a due obiettivi: l’individuazione delle contaminazioni Ogm, che per fortuna da noi non esistono, e la lotta alle malattie fungine>>.
Il riso del futuro, quello che arriverà sulle tavole dei consumatori e tutelerà anche il Made in Italy dalle insidie della concorrenza straniera, può nascere anche con il contributo della selezione assistita attraverso i marcatori molecolari (Sam). <<Una delle attività principali – dice Laetitia Borgo – è infatti finalizzata alla costituzione di varietà di riso resistenti al patogeno Pyricularia grisea, detto anche brusone, di varietà aromatiche e di quelle contenenti un determinato contenuto di amilosio. Inoltre lavoriamo per rintracciare eventuali presenze transgeniche, sia su campioni consegnati da clienti esterni che sulle proprie sementi, di cui garantisce la purezza da semi geneticamente modificati. L’Ente Risi ha deciso di focalizzare l’attenzione su varietà resistenti al brusone, in quanto la malattia causata dall’agente patogeno induce elevate perdite di produzione. Sono stati messi a punto protocolli per rilevare la presenza dei geni di resistenza. Tutto ciò permette di definire programmi di breeding mirati, per costituire in campo le varietà che possiedono uno o più geni di resistenza. L’inserimento, mediante incroci, di uno o più geni Pi (gene pyramiding) consente di ottenere linee di riso con resistenza ad ampio spettro al patogeno, evitando i trattamenti fungicidi>>.
La selezione assistita con i marcatori molecolari ha permesso a Ente Risi di mettere a disposizione degli agricoltori varietà antagoniste, come Libero, CL26, CL71, CL31. Dietro a queste sigle si nasconde un lavoro di passione e amore che Laetitia ha non misura con le ore dedicate, ma con la vocazione e la promessa fatta al nonno. Nel frattempo si è sposata e divide le sue giornate tra il Centro Ricerche e Mede Lomellina, in mezzo alle risaie, dove abita con la famiglia.
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