L’estate 2015 è stato horribilis per gli alpeggi nelle Alpi occidentali e orientali, risalenti all’anno 1000 e che ai Comuni di montagna hanno lasciato in eredità gli usi civici per favorire la zootecnia alpina. Infatti, anche documentata da una rassegna stampa completa sul web, pastori e cooperative sono finite sotto i rigori delle Fiamme Gialle e della Forestale, quindi dell’autorità Giudiziaria per truffa e organizzazione mafiosa in Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia ai danni della Comunità Europea. Nei mesi in cui è stata avviata la nuova Pac con il progettato rilancio in Italia e in Europa Comune delle aree di montagna, le forze dell’ordine hanno scoperto gli alpeggi fantasma, anche definiti dalla cronaca giornalistica gli alpeggi di carta.
Il meccanismo truffaldino
Detto in breve: gruppi organizzati, nel Torinese, nell’Astigiano e nell’Alessandrino hanno dilatato oltre ogni misura pascoli delle terre alte facendosi rimborsare dall’ente pagatore per conto della Pac aiuti comunitari per ettari inesistenti, qualche volta intestati a valligiani defunti. Le truffe ai danni della Comunità, accertate dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Forestale, adesso con la riforma passata ai Carabinieri, erano state facilitate dalle farraginose norme sugli appalti pubblici da parte dei comuni montani. Appezzamenti di poche migliaia di ettari, essenziali per i valligiani, la biodiversità e il paesaggio, ugualmente importanti per il nuovo turismo alpino, erano per dilatazione fittiziamente diventate prati sconfinati e assegnati tramite bando quinquennale per oltre uno/ due milioni di Euro desinati a finire nelle esauste casse comunali. Il presunto meccanismo truffaldino, secondo diversi commentatori, sarebbero andati a vantaggio di gruppi di allevamento anche di pianura i quali, disponendo di maggiori risorse finanziarie, avrebbero trovato comodo concorre agli appalti e vincerli facendo soccombere i valligiani. E, con autocarri, trasferendo all’alpe gli armenti e le greggi. In un commento della Comunità di Spinale e Manez (Alpi Orientali): nel giro di pochi anni l’attività dell’alpeggio potrebbe scomparire del tutto con inevitabili e deleteri effetti sull’ambiente naturale e sulla qualità dei prodotti. La causa di ciò è legata al costo sempre più alto dell’alpeggio: la migliore qualità del latte non verrebbe riconosciuta e quindi pagata come tale anche il costo del pastore elevato, e pochissimo è la gente che accetta di fare il lavoro duro delle malghe. La nuova Pac, appena entrata in vigore ancora con tanti dubbi normativi, dovrebbe portare ad un miglioramento socio-economico delle aree alpine europee. Ma gli ostacoli, ancora molti al di là delle presunte truffe ai danni dell’UE, disseminano il percorso quinquennale della Politica Agricola Comune. E, fotografando la realtà, questo il giudizio degli esperti: purtroppo l’attività dell’alpeggio non viene valorizzata economicamente perché non se ne comprende la fondamentale importanza nel contribuire a mantenere in efficienza i pascoli e quindi e il territorio, comprese molte zone di attrazione turistica. In questa estate torrida appena lasciatici alle spalle, le donne e gli uomini valligiani dediti alla monticazione e all’alpeggio in alta quota, si sono anche rivelati osservatori vigili per un altro fenomeno: lo scioglimento rapido e repentino di ghiacciai perenni, come in Valle d’Aosta e in Valsesia nonchè nelle aree dolomitiche, alla base di frane, alluvioni e sconvolgenti biblici anche in pianura.
Il rito della transumanza
La transumanza dalla pianura all’alta montagna, secondo le tradizioni secolari, in Italia incomincia ad aprile e si conclude fra breve alla fine di settembre, quest’anno favorita dal caldo eccezionale di giugno, luglio e agosto. In questo periodo, sono caduti i mesi orribili per monticazione e alpeggi da tutelare svelando, se possibile, le presunte truffe che danneggiano la Unione Europea e che, più in generale, compromettono l’equilibrio alpino. In questi stessi mesi, come confermano la documentazione e rassegne stampa, ha inoltre accentuato il suo ruolo di vigilante severo l’istituzione volontaristica Cipra International, con diramazioni in diverse università della Comunità Europea. Questo il suo moto accanto al suo logo: vivere la montagna conCipra che agisce in Italia, Grecia, Francia, Germania, Slovenia, Svizzera, Liechestein. E queste le sue origini con radici da un vocabolo greco e turco: dal 1952 con diverse attività culturali incentrate e sviluppate nella sua sede italiana di Torino. Dal 2014 presidente della Cipra è l’universitaria svizzera Catharina Corradin. La professoressa Corradin insegna geografia in una cattedra elvetica dove i problemi alpini, compresi allevamento, monticazione, alpeggi sono in primo piano, sempre correlati alla economia zootecnica. Da un convegno in Piemonte i dati significativi: in Svizzera 10 mila alpeggi nelle Alpi e nel Giura contro, nel confinante Piemonte, 305.000 ettari di pascolo. Fin tanto che questi pascoli saranno efficienti, di qui verrà l’alimenazione per oltre 800 mila bovini che garantiscono latte, formaggi e carne delle razze Piemontese, Frisona, Garonnese, Limousine, Charolais, Pezzata Rossa, Valdostana, Barà Pustertaler, Bruna. Il confronto con la Svizzera della popolazione zootecnica regionale e dei suoi pascoli nei prossimi anni non sarà facile. Specie se i pascoli piemontesi rischieranno di scomparire.
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