Quote rosa. Questa volta non si parla di genere, ma di vino. Anzi, di rosati. Da tutta Italia (Valle d’Aosta e Piemonte compresi) a Bari, dove si è svolta la terza edizione del concorso nazionale di vini rosati, con 245 cantine partecipanti, 319 etichette, venti le regioni rappresentate. Vale a dire: la riscossa di un colore che sino a qualche anno fa era considerato marginale nell’enologia italian. Oggi la tendenza è cambiata: produzione in costante crescita con un’esportazione in molti Paesi (Usa e Canada in primo piano), ma anche Cina dove la vivacità, la brillantezza del colore e la versatilità delle caratteristiche si armonizzano con la tipica cucina locale, come sottolinea Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi e presidente del Comitato Vini del Ministero Politiche Agricole: «Tutte caratteristiche difficili da ottenere e noi italiani possiamo ostentare grazie al lavoro intenso e qualificato di imprenditori e enologi. In alcuni mercati i rosati italiani si affermano anche pe il colore brillante e il legame con il territorio».
Prodotti da tutta Italia, anche dalla Valle d’Aosta e dal Piemonte, regioni non particolarmente vocate a questo tipo di vino, ma ugualmente presenti. La parte del leone, naturalmente, è della Puglia, con gli enologi guoidati dal presidente interregionale Puglia-Basilicata-Calabria, Massimiliano Apollonio. Alle selezioni è intervenuto anche il presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cotarella, con Leonardo Palumbo, dell’Accademia italiana della vite e del vino. Prima della selezione, cui hanno partecipato commissioni composte da enologi e giornalisti, in una sala dell’assessorato regionale Risorse agroalimentari è stata inaugurata la nuova sede di Assoenologi con l’intervento dell’assessore Fabrizio Nardoni.
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