Etichettatura, clausola di salvaguardia contro l’import, promozione, assicurazione agevolata nei casi di riduzione del prezzo. Sono gli obiettivi annunciati dal ministro per uscire dalla grave crisi del settore, dopo che la risaia ha alzato la voce. Era ora, soprattutto che si facesse sentire perché i mugugni e i silenzi prolungati hanno prodotto rinunce, squilibri, disagi. La risaia piemontese, che rappresenta oltre il 50 per cento di tutto il comparto italiano, è quella che è stata più bistratata, persino da Trenitalia. Che cosa c’entri l’azienda delle ferrovie con il riso è presto detto: basta dare uno sguardo allo schema delle Frecce rosse, bianche, d’argento, di cui Trenitalia va così orgogliosa, perché ormai coprono praticamente tutta la penisola, per rendersene conto: una linea rossa, senza interruzioni, collega Torino a Milano, attraversando veloce tutta la pianura. Anni fa per realizzare l’Alta Velocità la risaia piemontese fu sacrificata in parte ai lavori, sottratta alle coltivazioni. In cambio di quel sacrificio fu annunciato che attorno ai due capoluoghi del riso, Vercelli e soprattutto Novara, sarebbero state realizzate stazioni in linea, cioè punti di arrivo e partenza lungo il tragitto dell’Alta Velocità per consentire agli abitanti di fruire di quelle che oggi sono le Frecce Rosse. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Anzi, dal 2017 sia Vercelli sia Novara sono stati privati anche delle Frecce Bianche. Una beffa. Al loro posto Trenitalia ha introdotto nuove corse interregionali in partenza da Torino che però arrivano a Milano Porta Garibaldi da dove i passeggeri, via metro, raggiungono Milano Centrale dove finalmente possono salire sulle Frecce Rosse in partenza per Venezia o Roma. Il tutto è stato motivato con il contenimento dei costi. Perché, allora, le Frecce Rosse tra il capoluogo lombardo e la laguna veneta osservano le fermate di Brescia, Desenzano, Verona, Vicenza, Padova, Mestre? Ed è paradossale che un novarese o un vercellese in arrivo da Venezia e diretto a Novara o Vercelli, dovendo cambiare a Milano per salire sull’interregionale, arrivi a destinazione venti minuti dopo che gli altri passeggeri sono già sbarcati a Torino comodi sulla Freccia Rossa.
Insomma, una risaia immobile nella sua immagine oleografica, tradita dalle Frecce che scorrono veloci e sembrano fare ciao. Anzi, ciaone.
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