La ricetta della “Cucina delle monache” per curare anima e corpo

La ricetta della “Cucina delle monache” per curare anima e corpo

suora 1di Gianfranco Quaglia

Era una cestista affermata, serie B nel Murano, sul punto di approdare alla A2. Poi è arrivata “la chiamata” e Noemi Scarpa, oggi Madre Badessa del Monastero delle Benedettine di Bastia Umbra, si è immersa nella vita monastica, lasciandosi alle spalle il mondo che l’aveva vista nascere, crescere, lavorare in una vetreria della laguna veneziana, praticare sport, viaggiare, un fidanzato. Con la stessa determinazione e passione con cui andava a canestro. Una fede incrollabile e contagiosa, la medesima che l’altra sera nel refettorio dei frati di San Nazzaro della Costa di Novara riusciva a comunicare ai commensali. Compiuto il grande passo, Suor Noemi non ha reciso completamente i legami con l’esterno. Anzi. Ne ha fatto un riferimento, dimostrando che un monastero può e deve aprirsi, diventare approdo per chi è in difficoltà materiale, psicologica, sociale: il ritrovare sé stessi. La spiritualità attraverso momenti di meditazione e lavoro. Non a caso attorno alla vita monastica di Bastia Umbra ruota un’azienda agricola, da lei diretta, che produce orzo e olive. “Ora et labora è il motto di San Benedetto – dice Suor Noemi – che noi estendiamo agli ospiti. Fa bene all’anima e al corpo, sono momenti in cui la spiritualità entra anche nelle aziende. E poi ricordo sempre che non è sufficiente timbrare il cartellino andando a Messa…”. La “glorificazione” può avvenire anche a tavola, anzi in cucina. Perché la Madre Badessa, con suor Eleonora, suor Miriam, suor Debora, ha creato un gruppo noto in tutta Italia: “La cucina delle Monache”, format culinario tra i più seguiti su Food Network. Insomma, una brigata di successo, brillante e rilucente benché senza stelle da chef di fama.

A Novara suor Noemi non ha cucinato; per lei e gli altri ospiti si è cimentato ai fornelli un gruppo di cuciniere volontarie, sotto lo sguardo attento di Fra’ Marco Costa, guardiano della comunità dei Frati Cappuccini del convento. Incontro propiziato da Gaudenzio Vanolo, segretario generale di Tera, la Fondazione presieduta dal fisico Ugo Amaldi del Cern di Ginevra. Un punto di riferimento nella cura mondiale dei tumori attraverso il Centro Cnao (Centro nazionale di adroterapia) realizzato a Pavia, ma con attività permanente di studio, promozione e formazione a Novara. Tera ha lanciato un progetto di stampo olistico, rivolto al trattamento  specifico di alcuni tumori con l’utilizzo di protoni e ioni carbonio; al tempo stesso si occupa di prevenzione puntando sull’attenzione alla persona, a cominciare dallo stile di vita. Che – come hanno ricordato Vanolo e la Badessa – contempla ambiente e alimentazione. In questo senso rientra la nascita di una collaborazione particolare con “La cucina delle monache”, obiettivo è di fornire un aiuto che parta anche dai fornelli e possa arrivare sino ai pazienti e non solo, inculcando i fondamentali di un cibo semplice, genuino, ma accattivante e approvato dalla scienza medica come supporto delle cure e nella prevenzione. Madre Noemi non ha compiuto particolari studi in proposito, ma è autodidatta, come le altre consorelle: “Quando diventai Badessa nel convento trovai un cofanetto contenente un fogliettino. Conteneva alcune ricette del Settecento, arrivate indenni sino a noi, sopravvissute a guerre, terremoti, usura del tempo. Le abbiamo scannerizzate, raccolte e pubblicate in un libro, che ha destato subito interesse. L’agenzia Ansa ha lanciato la notizia, poi è arrivato il Tg1 ecc. Infine è stato Food Network che ci chiedeva come eseguire quelle ricette antiche. Abbiamo cominciato a metterci all’opera e la proposta è diventata un appuntamento fisso sul canale 33”. Adesso, una nuova sfida, ponte gettato tra Umbria e Novara.

Nelle foto: Madre Noemi Scarpa con Gaudenzio Vanolo e con i frati del convento di San Nazzaro della Costa a Novara

 

 

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