di Enrico Villa
Il suolo, uno dei grandi beni agricoli sulla terra, va difeso a spada tratta in questo primo ventennio del XXI secolo. Infatti già ora, ma ancora più a metà di questo secolo, dal suolo arriverà il 60% delle essenziali derrate alimentari che saranno indispensabili per 9 miliari di persone. A ribadirlo è la Fao che il 14 luglio scorso al suolo, in parte categoria diversa dalla più generica terra, ha dedicato un convegno. In quella occasione Maria Helena Semedo, vice direttore generale della Fao, è stata categorica: “Senza terreni in buona salute non possiamo sostenere la vita sul pianeta, e quando il suolo va perduto non può essere rinnovato nell’orizzonte temporale di una vita umana”. E la Semedo ha aggiunto: “L’attuale tasso crescente di degrado minaccia la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Il suolo è tanto importante che dal 2002 l’Onu, cui la Fao appartiene come agenzia internazionale specialistica, ha promulgato una “giornata del suolo” Quella del 2014 si celebra venerdì 5 dicembre, in preparazione di una più solenne “Giornata mondiale del suolo” nel 2015. La circostanza è servita all’Ipla ( Istituto per le piante da legno e per l’ambiente per organizzare il “World Soil Day 2014” e un convegno. I lavori, anche promossi dall’Ordine dei dottori agronomi e forestali del Piemonte nonché della Associazione Italiana Pedologi è in calendario a Torino, nella sede dell’Ipla in corso Casale 476, appunto venerdì 5 dicembre nell’ambito del World Soil Day 2014. Le relazioni predisposte dagli specialisti, incominciando da quella di Alberto Valmaggia assessore regionale all’ambiente, pongono tutte l’accento sull’insostituibile bene del suolo, da cui dipendono le produzioni agricole, la sicurezza e la stabilità dei territori, i fenomeni meteorologici diversi rispetto al passato e più che negli anni sorsi sotto controllo delle amministrazioni regionali e di alte istituzioni pubbliche. Conoscenza e difesa del suolo significa, inoltre, contrastare le strategie della “criminalità alimentare” che cerca di ridurre la qualità di cibi a cui è stato dedicato un altro convegno, sempre svoltosi a Torino il 28 novembre.
Anche la Comunità Europea tiene d’occhio il suolo in modo crescente. L’ultima relazione-inchiesta della Ue è della metà di due anni fa. Gli specialisti comunitari hanno concluso che, proprio a causa della degradazione o, peggio, della distruzione del suolo produttivo, ogni europeo ha un danno quantificabile in 80 euro. Essendo gli europei comunitari 500 milioni, il danno complessivo provocato ai territori e alle agricolture dei 28 partner, è presto fatto: decine di milioni di euro che, come ha stimato la Fao, potranno essere rimborsati da altre generazioni, o non rimborsati affatto. Le note comunitarie, dei geologi e dei pedologi insistono anche sui principali nemici del suolo. Eccoli partendo dal degrado talvolta impercettibile sui territori: erosione, salinizzazione, urbanizzazione, inquinamento. La salinizzazione, con un processo della risalita dell’acqua di mare attraverso i corsi d’acqua dolce possono anche portare alla desertificazione, come in Africa e nel delta di alcuni fiumi. L’altro fenomeno in questo momento assai importante e temuto è l’inquinamento. Il suolo, nei primi strati assai importanti per le coltivazioni, agisce come una gigantesca spugna. Essa,infatti, assorbe i residui dei fitofarmaci che si mescolano con i residui vegetali e animali, in realtà benefici per le coltivazioni. Il suolo, poi, non è amorfo ma vivo e popolato da milioni di batteri ugualmente benefici. La loro forza non è sempre tale da neutralizzare del tutto gli inquinanti che – evidenziano i rilievi – senza bonifiche sempre molto difficili rimangono nel terreno per decenni, o secoli, come sta avvenendo nella “Terra dei fuochi” in Campania. Il suolo, che come uno scrigno custodisce bene tesori vegetali o minerali, talvolta determina guai. E’, in risaia, il caso de chicco del riso crodo. Cade nel terreno che custodisce facendolo dormire per un inverno e si ripresenta rigoglioso nella primavera successiva con la disperazione dei produttori. In ogni caso, a differenza delle sostanze altamente inquinanti, paradossalmente il “crodo” conferma che siamo sempre nell’ambito della natura. E che fa solo male ai bilanci aziendali.
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