di Gianfranco Quaglia
Fame di riso. Così si potrebbe sintetizzare questo momento forse un po’ magico, sicuramente inatteso, che sta attraversando il mercato in Italia, con i prezzi in salita: Carnaroli a 700 euro/tonnellata, 673 l’Arborio Volano, 432 Roma e similari, 384 Balilla-Centauro; ma anche l’Indica, che lo scorso anno era sceso sino a 240 euro, ora sfiora i 330. Una inversione di tendenza, contro ogni previsione, ma in realtà determinata dalla giacenza pari a zero nei magazzini italiani e stranieri e, senon proprio da un aumento dei consumi, almeno da una stabilità rispetto ad altri settori. Insomma la domanda va forte e i primi ad accorgersene sono le industrie di trasformazione. Mario Francese, presidente Airi (Associazione industrie risiere italiane): «E’ una fse in cui c’è una buona attvità, gli impianti sono coperti di ordinativi sino a fine gennaio. Registriamo una richiesta in aumento soprattuto per le varietà Indica perché momentanemanete i mercati erano scoperti, ma anche per la presenza di consumatori stranieri in tutti i Paesi europei e inuovi flussi di migranti. Il riso tira anche sui mercati domestici, perché è sempre di più percepito come prodotto salutistico. Naturalmente noi dobbiamo supportare questa tendenza con la qualità. Per quanto riguarda i prezzi diciamo che obiettivamente non ce le aspettavamo, ma c’è da vedere se reggerà la richiesta dei consumi».
L’iniziale euforia è tuttavia controbilanciata dalle prospettive semopre legate alla concorrenza che in Europa si chiama Sudest asiatico. Da settembre a novembre le importazioni di riso lavorato dai Paesi meno avanzati hanno riguardato 80.794 tonnellate, in aumento di 14.978 tonnellate (+23%) rispetto allo stesso periodo della campagna 2014/2015. Quelle dalla Cambogia coprono l’83% delle importazioni ed evidenziano un incremento di 12.741 tonnellate (+24%), essendo passate da 54.048 a 66.789 tonnellate. L’import dal Myanmar risulta pari a 12.633 tonnellate, in crescita di 2.255 tonnellate (+22%) e rappresenta il 16% delle importazioni dai Paesi meno avanzati, che beneficiano tutti delle agevolazioni tariffarie a dazio zero. A questo proposito Francese sottolinea: «La battaglia per contrastare questa concorrenza non è stata abbandonata, stiamo lavorando in silenzio pe rtrovare una soluzione, che però non sembra essere la clausola di salvaguardia a lungo invocata per arginare l’invasione di riso straniero».
Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi: «Il mercato è partito con quotazioni che pochi si aspettavano, d’altronde venivamo da due campagne (2013-2014 e 2014-2015) con le scorte azzerate per i risi da interno. AUmento dei consumi? In realtà si sono aperte nuove quote di mercato, soprattutto legate ai prodotti derivati e trasformati del riso, come le farine, gli snack. Tutto bene per ora, anche se io non sarei eccessivamente euforico: la campagna 2015-2016 è partita bene proprio perché c’è fame di riso da trasformare, ma la corsa è lunga e aspettiamo di vedere che cosa accadrà il prossimo anno». Complessivamente la dispoinibilità vendibile di riso è di 1.037.11 tonnellate: finora ne sono state vendute 260.547.
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