S’infittiscono inizitive e prese di posizione sulla crisi che sta attraversando il settore riso. Dopo il G7 che il 20 febraio ha riunito a Milano gli esponenti dei Paesi produttori d’Europa, si stanno mobilitando politici e istituzioni. Giovedì in Commissione Agricoltura della Camera sarà discussa una interrogazione che il deputato novarese del Pd, Giovanni Falcone, ha presentato a Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole.
Questo il testo: “Premesso che la produzione europea di riso ammonta a 1,8 milioni di annue per un fatturato annuo di circa 3 miliardi di euro, l’Italia è il maggior produttore di riso, con i suoi 234 mila ettari coltivati a riso, 4.265 aziende risicole, 100 industrie risiere per un fatturato annuo di 1 miliardo di euro; la filiera europea del riso sta vivendo in questi anni una profonda crisi aggravata dall’entrata in vigore del Regolamento (CE) n. 732/2008 del Consiglio, del 22 luglio 2008, relativo all’applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate (SPG), successivamente aggiornato dal Regolamento (CE) n. 978/2012; il sistema comprende il cosiddetto regime EBA («everything but arms»), che stabilisce l’accesso senza dazi e contingentamenti a tutti i prodotti – tra cui il riso – provenienti dai Paesi meno avanzati, senza limitazioni quantitative e senza dover pagare alcuna tariffa; ciò ha determinato pesanti ripercussioni nel settore, tra cui l’aumento anomalo delle importazioni di riso a basso prezzo dai Paesi asiatici e la conseguente riduzione dei prezzi di mercato del riso prodotto nell’Unione europea; il Sistema di preferenze generalizzate (SPG) prevede meccanismi di sorveglianza e di salvaguardia, che consentono di ripristinare i normali dazi della tariffa doganale comune qualora un prodotto originario di un Paese beneficiario di uno dei regimi preferenziali sia importato in volumi o a prezzi tali da causare, o rischiare di causare, gravi difficoltà ai produttori dell’Unione europea di prodotti simili o direttamente concorrenti (cosiddetta clausola di salvaguardia); nello studio «Eu agricultural outlook – Prospects for Eu agricultural markets and income 2016/2026» la Commissione europea ha evidenziato un aumento del consumo di riso di appena il 6 per cento, che sarà completamente coperto dall’aumento delle importazioni, in particolare dai Paesi meno avanzati che arriveranno a rappresentare il 50 per cento dell’import dell’Unione europea totale; i Paesi europei produttori di riso (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Bulgaria e Ungheria) si sono incontrati nel mese di febbraio 2017 a Milano con l’obiettivo prioritario di ottenere l’apertura di un tavolo con la Commissione europea per la revisione delle norme vigenti sulla importazione di riso dagli Stati extra comunitari; con il Regolamento (UE) n. 1169/2011, l’Unione europea si è dotata di norme efficaci, rigorose, chiare e trasparenti in materia di origine dei prodotti; in seguito a tale Regolamento, è stato emanato il decreto ministeriale 9 dicembre 2016 recante «Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del Regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori». Grazie a tale atto, viene indicata con chiarezza la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte Uht, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini (in particolare Paese di mungitura del latte e paese di condizione o trasformazione del latte); il 23 luglio 2014 la Commissione agricoltura della Camera dei deputati approvava la Risoluzione n. 8-00069, che impegnava il Governo ad intervenire nelle competenti sedi europee a tutela delle imprese risicole italiane per attivare la clausola di salvaguardia prevista all’articolo 22 del Regolamento (UE) 978/2012, nonché ad adottare le iniziative necessarie per rendere immediatamente applicabile al riso e ai prodotti a base di riso la normativa sull’etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari –: quali iniziative, il Ministro interrogato intenda adottare a tutela delle imprese risicole italiane affinché vi sia l’immediata attivazione della clausola di salvaguardia prevista all’articolo 22 del regolamento 978/2012, nonché per rendere immediatamente applicabile al riso e ai prodotti a base di riso la normativa sull’etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari”.
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