di Enrico Villa
Due anni fa, veicolato dai teloni dei tir che percorrono l’Autostrada del Sole, prima ha invaso l’Emilia e Bologna, poi il Piemonte, diventando un disastro per gli orti e i frutteti. E’ la cimice orientale (Halymorfa halys, nome linneano) che arriva dall’Estremo Oriente, dopo essere passata e acclimatatasi in California e in altri States.Questa è la indicazione prima data dall’Università di Modena, quindi da quella di Torino e dalla Fondazione Agrion che opera con i servizi fitosanitari della Regione Piemonte e dei ricercatori universitari. La minaccia della cimice asiatica, come accennato, incombe sulla Pianura Padana dal 2013. E dalle rilevazioni non risparmia neppure i cereali e i fagioli (Mais e anche soia) nella stagione invernale per non morire rifugiandosi nei luoghi caldi (case, stalle, magazzini) ricomparendo, più vivace e puzzolente di prima, nella primavera successiva. Però il suo odore nauseabondo, se schiacciata, non si libera nell’aria, ma contamina peri e meli rendendo immangiabili i frutti. Questo insetto, la cui corazza ricorda i guerrieri Ninja dei cartoni animati per i più piccoli, si posa sulla frutta o sugli apparati fiorali, scava minuscole gallerie e, da un punto di vista fitosanitario, per lui i gioco è fatto. A quanto pare, la chimica non avrebbe ancora ritrovato un antidoto fitosanitario adeguato, se si eccettuano l’acqua, il calore violento, il liquido ricco di sapone.
Emergenza fitosanitaria
Nello scorso mese di novembre (il 27, per essere precisi) a Manta in provincia di Cuneo, la Fondazione Agrion, costituita grazie all’alleanza della Regione Piemonte e dell’Unioncamere Piemontese, ha promosso un convegno con la partecipazione di entomologhi e ricercatori. I partecipanti hanno confermato: da ormai un paio d’anni rappresenta una vera e propria emergenza fitosanitaria per un vasto panorama di specie sanitarie. La Fondazione Agrion ha anche reso disponibile il sito www.agrion.it recante tutte le indicazioni indispensabili per vincere, prima che sia troppo tardi, la battaglia contro la cimice asiatica. Il minuscolo essere – è anche una spiegazione degli studiosi – attacca il mais e la soia con livelli di manifestazione tali da rendere problematica la trebbiatura. Queste specifiche coltivazioni sono praticate collateralmente anche in risaia ma, per adesso, non risulta che la cimice asiatica abbia dato particolari problemi. Compilando la scheda biologica, come anche Agrion ha fatto, va ricordato che questo insetto appartiene alla famiglia delle cimici che comprende altre due specie: la cimice verde, terrore delle coltivazioni di frutta e verdura; nonché la cimice da letto che, golosa del sangue di chi vi dorme, si annida nei materassi determinando più di un problema nelle aree di campagna.
Il convegno di Manta e il lavoro degli entomologhi della Regione Piemonte e della Fondazione Agrion, rientra in parte, o del tutto, nel dibattito accentuatosi dopo il Convegno di Parigi (partecipanti 196 nazioni) e, apparentemente conclusosi in termini unanimi.
Il messaggio che arriva da Parigi
Infatti tutti i partecipanti hanno convenuto, tuttavia senza il rispetto di obblighi rigidi di legge, di fare ogni cinque anni l’esame dello stato del globo influenzato dalle emissioni di gas dannosi. Inoltre, la temperatura della Terra, che aumenta progressivamente dall’Ottocento, dovrà essere mantenuta al di sotto dei due gradi per scongiurare lo scioglimento in atto dei ghiacciai e l’aumento dei livelli dei mari, annualmente anche finanziando annualmente con 100 miliardi di dollari gli sforzi dei paesi emergenti perché possano investire in fonti di energia alternativa nonché per mettersi alla pari con i paesi economicamente assai sviluppati. In questo sforzo vanno aiutati Cina, India e, nell’America del Sud, l’Uruguay, produttori per le loro lavorazioni industriali di consistenti emissioni di gas. Fatalmente, il piano dei 100 miliardi di dollari, cui saranno chiamati Usa, Europa comunitaria e i maggiori Paesi della Terra, avrà ricadute sui ritmi commerciali che stanno portando alla liberalizzazione di numerose merci, non più gravate da dazi doganali come, per esempio, sta accadendo per il riso orientale.
Al Convegno di Parigi – durato dal 30 novembre al 1 dicembre con un comunicato finale di 13 pagine e 29 articoli da rispettate genericamente – i relatori si sono soffermati su quanto accade sul globo in fatto di flussi biologici. Infatti, come anche la cimice asiatica un tempo non emigranti dai luoghi di origine, per la globalizzazione dei trasporti sono adesso comparsi al Nord della Terra, costringendo a ricorrere a mezzi di difesa come i fitosanitari e (sfera della Sanità) le vaccinazioni. Fra i principali riferimenti dei ricercatori le febbri africane (Dengue e West Nile) portati dagli uccelli che trasmigrano da Sud a Nord, diversamente dal passato, anche facendo temere epidemie. I meccanismi biologici sono gli stessi che hanno fatto comparire la cimice asiatica nella Pianura Padana. E che hanno costretto ad attivare strategie di difesa a tutela di frutteti e di coltivazioni orticole e cerealicole.
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