di Gianfranco Quaglia
Per lo psicoterapeuta Alessandro Meluzzi è tutta questione di emozioni. Ma bisogna saperle vendere, prima ancora di gustarle. ’’L’autenticità delle emozioni è il vero core business che precede la qualità’’. Ancora: ‘’Occorre riaffermare un sangue e una terra, per avere successo’’. Ma a che cosa si riferisce? Stiamo parlando di agriturismi, che in Piemonte rappresentano un valore aggiunto o una fetta consistente dei redditi agricoli delle aziende. E la provocazione di Meluzzi, cui piace andare controcorrente, arriva nel cuore del tema, durante il forum che si è tenuto sulle colline astigiane dedicato a «Agriturismo, cultura, cibo e paesaggio nell’era del web». Una tre giorni organizzata da Agriturist (Confagricoltura) per mettere a confronto idee e possibilità di sviluppo. Senza nascondersi dietro paraventi. Il Piemonte agrituristico ha trasformato la sua offerta, ma molto resta da fare.
E così capita che, distesa sul lettino dell’analista, l’azienda sia spogliata e vivisezionata quasi senza ritegno: «Spesso – dice lo studioso – gli agriturismi sono i lunapark della cultura contadina, invece chi fa questo mestiere deve diventare l’unico vero custode della terra». Parole dure e sfacciate, se si considera che dalle Langhe all’Astigiano sino al Lago Maggiore, la capacità di fare agriturismo talvolta si fregia anche di qualche stella. Eppure c’è ancora parecchio da imparare. Soprattutto quando in cascina irrompe uno come Hans, che non si è messo d’accordo con Meluzzi, ma arriva dall’Alto Adige, conosce quattro lingue e racconta in un italiano macchiato di tedesco la storia del «Gallo rosso», il marchio che riunisce 1700 aziende agrituristiche d’eccellenza, passate al setaccio attraverso una selezione rigorosa che arriva sino alla degustazione cieca dei prodotti per appurare che tutto sia coerente con la tracciabilità, in un territorio dove complessivamente operano oltre 20 mila masi. Con numeri da grande industria turistica: due milioni di pernottamenti, 200 mila arrivi. Realtà irripetibile in Piemonte? Forse. Ma al Forum risuona una frase: «Il delitto delle aziende italiane è la divisione». Era necessario ricordarlo: fare rete e potare i campanili. Ecco la lezione del maso.
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