Senza acqua non c’è vino. Sembra un paradosso, quasi un richiamo ad antiche e deprecabili pratiche, un elogio dell’oste disonesto che annacquava la damigiana o la bottiglia per speculare. Invece, mai come in questi anni, l’acqua è diventata bene essenziale per produrre il vino made in Italy. Cambiamento climatico e siccità stanno colpendo i vigneti, mancanza di risorse idriche possono pregiudicare la produzione, tanto quanto avviene in risaia. A Vinitaly l’associazione nazionale Città del Vino che rappresenta 430 comuni vinicoli ha lanciato l’allarme, attraverso il suo presidente Angelo Radica: “Un ettaro di vigna consuma mediamente circa 500 millimetri di acqua a stagione, cinquemila metri cubi pari a 5 milioni di litri. Occorre fare rete tra i comuni limitrofi agendo insieme, dando priorità anche al problema della dispensa d’acqua. E’ drammatico per il futuro dei territori constatare che riusciamo a raccogliere solo l’11% dell’acqua piovana a causa di una rete infrastrutturale non adeguata, mancanza di piccoli invasi e perdite idriche del 42%. Oltre agli investimenti già previsti per 3,9 miliardi di euro (di cui 2,9 dal PNRR) per rendere efficienti le infrastrutture, occorre investire in ricerca e innovazione, valorizzando il ruolo dei vigneti antichi resistenti alla siccità. Ma anche sperimentarne di nuovi che siano resistenti o abbiamo bisogno di minore risorsa idrica”.
di Gianfranco Quaglia
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