C’era una volta Silvana Mangano in “Riso Amaro”, uno dei grandi film cult
del neorealismo italiano. C’era la Mangano bellissima, sensuale,
provocante, nelle risaie del Vercellese, con Raf Vallone e Vittorio
Gassman. Giuseppe De Santis, il regista, la scartò al “casting” non
ritenendola adatta al ruolo. Ma un giorno incontra questa diciottenne
emergente nel centro di Roma, sotto un acquazzone. E’ fradicia, i capelli
incollati al volto: quell’immagine lo colpisce, cambia idea e decide di
scritturarla. Sarà un successo. Sono trascorsi esattamente 75 anni dalle
riprese di quel film alla cascina Veneria di Lignana (Vercelli), allora di
proprietà degli Agnelli, oggi dei fratelli Bertoldo di Novara. Non fu
soltanto una pellicola che ha fatto il giro del mondo, ma un tributo al
lavoro massacrante delle mondariso. Come sottolinea Natalia Bobba di
Vinzaglio, presidente di Ente Nazionale Risi: “A quelle donne che
incedevano nel fango centimetro dopo centimetro, impiegate nella
monda delle infestanti, noi dobbiamo molte e tutto. Se la risicoltura
italiana è diventata prima in Europa lo dobbiamo a loro”.
E oggi? Il posto di Silvana è stato preso dal robot e dall’intelligenza
artificiale. Il lavoro delle mondine è stato soppiantato da qualche raro
lavorante di origine cinese che ancora si china sul riso per estirpare il
“crodo”, infestante che soffoca le pianticelle del cereale. Ma la tecnologia
più avanzata è arrivata a dare una mano all’agricoltura che deve essere
per forza più sostenibile. Si ricorre a strumenti in grado di eseguire la
monda meccanica. Un progetto misto italo-svizzero ha immesso sul
mercato la “mondina robotizzata” con il suggestivo nome di “Moondino”.
Una specie di disco volante in miniatura o lem modulo lunare.
L’apparecchio è in grado di riconoscere dove il riso è stato seminato, fila
per fila, eseguire il lavoro di sarchiatura e strigliatura e gestire le infestanti
ante-sviluppo. Programmato per un passaggio ogni sette giorni nello
stesso punto per un totale di dieci passaggi nell’arco di un paio di mesi.
Una rivoluzione. Sicuramente molto meno seducente di una curvilinea
Silvana Mangano e con un impatto silenzioso, ma garante di sicurezza e
ecocompatibilità. Il robot è stato partorito in collaborazione con Arvatec,
società specializzata nella guida satellitare in agricoltura; e in accordo con
Supsi (Scuola universitaria professionale della Svizzera) di Manno, sezione
robotica e energia. “Moondino” non necessita di ricarica perché
alimentato da pannelli fotovoltaici. Inoltre segue passo dopo passo il
processo del riso, accompagnandolo dalla semina sino alla germinazione e
alla maturazione, sia su terreni in asciutta che in sommersione. Gli
agricoltori che hanno già utilizzato il sistema si sono resi conto che è in
grado di sostituire tre ore di trattamenti manuali o chimici e che può
gestire in completa autonomia sino a dieci ettari di terreno. Impostato a
distanza, non ha bisogno di intervento umano e riconosce le file del
cereale con precisione grazie ai sensori e al controllo GPS. Tra l’altro – è
stato osservato – considerato il suo ripetuto passaggio l’acqua della risaia
diventa torbida e sfavorisce la proliferazione di nuove infestanti,
impedendo loro di captare i raggi solari. Rispetto alle mondariso il lavoro
di “Moondino” è senza dubbio senza orari. E soprattutto non si stanca.
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