di Gianfranco Quaglia
«Se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorar…». Così cantavano le mondine che all’inizio del secolo scorso si esposero in prima persona, molte pagarono con il carcere, alcune persero la vita negli scontri con le forze dell’ordine. Quella conquista sociale, detta anche delle «tre otto» (otto ore di lavoro, otto di riposo e altrettante per l’istruzione) segnò una pietra miliare nelle campagne e nella storia dell’emancipazione femminile in Italia. In seguito quel traguardo fu rimesso più volte in discussione, disatteso, rivisto, e ancora le donne in primo piano a recuperare le posizioni perdute.
Ne è passata di acqua in risaia da quell’epoca. La battaglia delle otto ore è rimasta un simbolo storico, le mondine non ci sono più e i pochissimi addetti alla manualità (italiani e soprattutto stranieri) godono di trattamenti molto diversi e più umani. L’immagine oleografica delle lavoratrici chine forse farà da sfondo anche a Expo 2015, ma in Italia per fortuna quella figura è ormai molto sfumata. Tuttavia la donna è ancora protagonista di questo scenario orizzontale. Non si vede, ma c’è. A dirlo è Natalia Bobba, presidente dell’associazione «Donne&Riso» che oggi non si occupa di conquiste sociali ma di promuovere il cereale Made in Italy- Uu’ottantina, quasi tutte imprenditrici, molte titolari di aziende risicole di Vercellese, Novarese, Lomellina. Se le mondine si battervano per conquistare spazi di qualità della vita, le risicoltrici devono dimostrare di essere all’altezza di un mondo dominato dagli uomini: «Impresa non facile – dice Natalia – ma la figura femminile capace di essere imprenditrice si sta diffondendo: figlie che subentrano ai padri nella conduzione, altre che tornano dalla città e rinunciano a occupazioni di rilievo e carriere per dedicarsi alla coltivazione del riso».
Questo club tutto al femminile è una squadra coesa, che gioca in attacco con la determinazione tipica delle donne. Natalia Bobba e tutte le altre (con Licia Vandone che per tanto tempo è stata presidente infaticabile) sanno che il riso non basta coltivarlo. Occorre farlo conoscere per superare luoghi comuni e ritrosie che ne impediscono una larga diffusione. Per questo puntano sugli eventi: appuntamento a Franciacorta in fiore, poi a Flowers and food di Acqui Terme. E pensano anche a una presenza capillare nelle scuole, per sensibilizzare i consumatori del futuro.
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