Il riso del futuro nasce nella “culla termica”

di Gianfranco Quaglia

In termini scientifici si chiama “Fitotrone” o “walk-in”. E’ un cella climatica, una culla termica nella quale sono simulate le diverse condizioni ambientali di più emisferi in contemporanea. Ed è in questo ambiente artificiale che il riso del futuro viene stimolato a crescere dai ricercatori per incrociare le diverse varietà e ottenere piante super resistenti a sbalzi termici e parassiti. Siamo al Centro Ricerche Ente Nazionale Risi di pastello d’Agogna (Pavia), che custodisce la banca del germplasma e guarda anche al futuro. Filip Haxhari, di origine albanese e in Italia da oltre trent’anni, dirigente del Dipartimento ricerca e miglioramento genetico, ha proposto all’Ente di rivoluzionare il lungo processo di selezione genealogica. Partendo dal presupposto che per incrociare le varietà e ottenere risultati soddisfacenti sono necessarie almeno 8-10 generazioni dal momento del primo incrocio,  sino a ieri veniva utilizzata la pratica della cosiddetta “contro-stagione”. “Unica possibilità per accorciare la tempistica – dice Haxhari – era quella di adottare più cicli di coltivazioni all’anno, trasferendo immediatamente dopo la raccolta autunnale il seme delle linee in corso di selezione in Paesi situati all’opposto emisfero”. Così il riso appena raccolto veniva inviato in Sudamerica dove, nel cuore dell’inverno, cresceva e si coltivava nuovamente. Ma questa strategia comporta una serie di oneri burocratici, costi enormi, il rischio che parte del materiale vada disperso o sottratto. Da qui è maturata l’idea di realizzare in mezzo alle risaie italiane un altro emisfero artificiale e virtuale, in grado di replicare analoghe condizioni climatiche in atto dall’altra partre dell’Oceano. Così al Centro Ricerche è stata realizzata la cella climatica, appunto il fitotrone, capace di simulare le condiozioni ambientali esterne, attrezzata per la coltivazione di piante di riso sia durante la stagione invernale sia estiva. All’interno di questa “culla termica” è possibile variare l’umidità, la temperatura (tra 15 e 40°), la durata del giorno. Non solo: l’impianto di illuminazione è in grado di garantire una luminosità che varia da 25 mila a 40 mila lux. Con questo sistema è possibile compiere sino a tre cicli di coltivazione l’anno, permettendo di di sviluppare nuove varietà in tempi brevi. Viceversa si può abbassare la temperatura sino a ragiungere soglie estreme per verificare la potenzialità e la resistenza di alcune varietà.

 

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