di Gianfranco Quaglia
Al giro di boa della nuova campagna del riso (le prime risaie sono già allagate nel Novarese, Vercellese e Pavese), risicoltori e industriali della trasformazione (quindi tutta la filiera del settore) sono di nuovo in campo per chiedere all’Europa di intervenire contro le importzioni. Dal Ministero delle Politiche Agricole parte un nuovo appello, un documento, per evidenziare la preoccupazione del comparto. Tutti i parametri sono saltati, malgrado le assicurazioni della Commissiomne europea che aveva garantito un monitoraggio attento. Nei magazzini ci sono eccedenze che da gennaio stanno influenzando negativamente i prezzi di mercato della materia prima. <Le basse quotazioni internazionali, le concesioni unilaterali effettuate dalla Commissione ai Paesi Meno Avanzati e gli accordi di libero scambio – si legge nel documento – hanno reso possibile l’ingrersso in area comunitaria, da settembre 2015 a febbraio 2016 di un quantitativo pari a 633.000 tonnellate di riso lavorato, superiore di 112 mila tonnellate rispetto alla campagna scorsa, nella quale era già stato raggiunto il livello record di importazione comunitaria dopo la completa liberalizzazione delle importazioni fdi PMA. Il dato – si legge ancora – dovrebbe sorprendere i servizi della Commissione che nel novembre scorso avevano ipotizzato un aumento dell’import di 97 mila tonnellate per tutta la campagna, dato superato soltanto nei primi sei mesi. Ora la situazione non potrà che peggiorare salvo prevedere lì’ipotesi assurda ci sia una forte inversione di tendenza con una riduzione dell’import>.
Ma c’è di più: gli stessi servizi di Bruxelles hanno riformulato l’ipotesi del bilancio di collocamento 2015-2016 prevedendo un preoccupante incremento (+145.000 tonnellate) degli stock di fine campagna trispetto al dato della campagna precedente. Il livello totale del riso immagazzinato risulterebbe il più alto dele ultime sei campagne (complessivamente 585.000 tonnellate). Con alcune specifiche: gli stock di japonica raggiungeranno le 300 mila tonellate, qiasi il fdoppio rispetto all’annata precedente; l’Indica. a 285 mila tonnellate, sarebbe in linea con le situzioni precedenti , ma considerando la riduzione della produzione nell’Ue, giocoforza se ne trae la conseguenza che gli stock sono in gran parte costituiti da prodotto importato.
La soluzione? Secondo la Commissione basterebbe incrementare i consumi e a tale proposito sarebbe stato previsto un consumo record di 2,7 milioni di tonnellate, pari a 95.000 tonnellate in più rispetto alla scorsa campagna. Ma se tale aumento non si realizzasse le giacenze dovrebbero essere ritoccate in incremento di altre 95.000 tonnellate.
Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi: <Evidentemente a Bruxelles si stanno rendendo conto che la situazione sta peggiorando, anche se sostengono che i prezzi sono remunerativi, benché la superficie a Indica sia diminuita. Da tempo noi chiediamo alla Commissione di voler attivare urgenti misure per limitare le importazioni a dazio zero, attraverso l’attivazione della clausola di salvaguardia. E’ una questione di volontà politica. Le recenti dichiarazioni del commissario Hogan purtroppo non sono a favore di un sistema protettivo, ma di un sistema liberale del commercio. Non è sufficiente palrare di promozione del riso made in Italy, di connotazione del prodotto: sono tutte soluzioni di medio-lungo termine. Noi abbiamo bisogno di soluzioni immediate, che prevedano la riduzione dell’import>.
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