Consacrazione del “Fagiolo pigro” di Villata (Vercelli) in una domenica d’aprile, con “al disné d’la fasola” (il desinare della Fasola). Traduzione: una degustazione del prodotto tipico locale, declinato in molte varianti, con il trionfo nella “panissa”, il tipico risotto vercellese. Il tutto cucinato dagli chef dell’Osteria dell’Angelo. Patrocinatori Slow Food Vercelli, sponsor l’azienda agricola La Ronda. Regista del convegno gastronomico Umberto Uga, l’artefice del rilancio di questo ecotipo locale, il legume che ha sulle spalle 300 anni di storia.
La “Fasola d’la Vilata” è del tipo “scozzese gigante” ed è coltivato in pochi terreni del Comune. E’ chiamato “fagiolo pigro” perché manifesta una certa difficoltà a crescere: per agevolare lo sviluppo viene seminato quasi sempre in campi di mais. Il granoturco diventa così un tutore e “invita” ad avvinghiarsi agli stocchi la pianta del fagiolo, favorendo l’allegagione dei baccelli. Il cereale e il legume crescono insieme, quasi fossero gemelli. Al termine il fagiolo può raggiungere un’altezza di circa 1,82 metri. La più antica testimonianza scritta dell’utilizzo della “Fasola” risale al 1738, come recita “la lista di pitansi dal disné d’la spusa” (Lista delle portate del pranzo di nozze), in cui compare la “Panissa con i fasoi grosc nustran” (Panissa con i fagioli grossi nostrani).
All’Osteria dell’Angelo, tra gli ospiti per la consacrazione della “Fasola”, il sindaco di Villata, Franco Bullano, Lella Bassignana direttore di Confagricoltura Piemonte, Massimo Biloni presidente della Strada del riso piemontese, Giuseppe Ferraris ideatore del progetto “Fiabe di riso” e segretario dell’associazione “Liberi di scegliere”.
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