Il Piemonte del vino ha tutte le carte in regola per produrre, oltre alla qualità, anche l’«Effetto wow». E’ la sfida-meraviglia che Lamberto Vallarino Gancia ha lanciato al 69° congresso nazionale degli enologi, che si sta svolgendo nella Comunità di San Patrignano, in Romagna. Quando parla di «Effetto wow» il presidente della Federazione Italiana Vini si riferisce all’appuntamento di Expo 2015, l’obiettivo cui tutti guardano come grande opportunità: «Il Piemonte è a due passi dalla sede dell’evento. Noi dobbiamo portare gli stranieri a conoscere la nostra realtà, nei vigneti, nelle cantine. Facciamoli meravigliare, raccontiamo loro il territorio, la storia e la cultura del nostro prodotto».
Lo «storytelling», il racconto del vino, è uno degli obiettivi che propone anche un altro piemontese d’eccellenza, Oscar Farinetti patron di Eataly. E aggiunge: «La narrazione è uno dei punti-cardine, dobbiamo imparare dai nostri vicini francesi. Non sappiamo imporre e valorizzare quello che abbiamo e che ci circonda. Un esempio? In Piemonte, vicino Torino, c’è il magnifico castello di Moncalieri, ma l’unica indicazione in prossimità è un cartello che indica il controllo elettronico della velocità. Se vogliamo superare tutti questi ostacoli dobbiamo creare uno scenario diverso e dare un’accelerata. Le nuove e future generazioni che vogliono dedicarsi al settore vino devono studiare molto per capire la complessità del mondo».
Un mercato mondiale dove per i consumi c’è ancora molto spazio da conquistare. Nel talk show moderato da Bruno Vespa, Massimo D’Alema, lui stesso titolare di un’azienda vitivinicola, ha ricordato che nel mondo il consumo della Coca Cola vale 110 miliardi, quello del vino soltanto 60: «Produttori di tutto il pianeta unitevi – ha detto – il vero problema del mercato è la nicchia del vino. Ci sono ancora margini enormi da conquistare e anche noi italiani dobbiamo fare di più, ragionare in grande. I nostri vini non devono essere solo esportati, ma prodotti anche all’estero dai viticoltori italiani, come fanno i francesi con i loro».
Il racconto del vino è anche «fare sistema», come ha detto Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi e presidente del Comitato Vini del Ministero Politiche Agricole: «E soprattutto con le viti dobbiamo potare anche i campanili. Quanto alla diminuzione della superficie vitivinicola, per alcuni è un dramma, per altri un bene. Ma è inutile produrre quello che il mercato non vuole».
Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: «L’enologo ha un compito determinante in questo momento, deve fare incetta di cultura, la culturadel sapere, progettare fare. Il nostro progetto si inizia dalla fine, cioè il consumatore, oggi il giudice unico è lui».
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