di Gianfranco Quaglia
Ci mancava la guerra del latte in polvere per riscaldare questa estate già torrida di suo. Una pentola in ebollizione che rischia di creare contrapposizioni e scavare brecce pericolose nell’agroalimentare italiano e nella difesa del Made in Italy. Atto primo: la Commissione Europea invia una lettera di diffida all’Italia perché non ha abrogato la legge sulla produzione di prodotti lattiero-caseari (in altre parole il divieto dei formaggi con latte in polvere). E’ l’avvio della procedura d’infrazione che fa insorgere i difensori del cibo italiano e porta in piazza la Coldiretti, con una dura presa di posizione tale da scatenare la guerra. I cartelli inalberati dai “berretti gialli” denunciano: “gli industriali che vogliono fare il formaggio senza latte sono gli stessi che sottopagano il latte italiano”. Il presidente Moncalvo: “Una manovra che fa comodo a chi vuol continuare a importare prodotti dall’estero da spacciare come Made in Italy per la mancanza di un adeguato sistema di etichettatura all’origine dei prodotti lattiero-caseari. Il risultato è che dall’inizio della crisi hanno chiuso in Italia oltre diecimila stalle da latte”. Altrettanto dura la replica di Assolatte (il settore industriale) che con il presidente Giuseppe Ambrosi si sente chiamata direttamente in causa: “Nessuno ha mai pensato di produrre formaggi e yogurt senza latte fresco. Tra i nostri 200 associati ci sono i più importanti produttori di formaggi DOP e IGP, tantissime piccole e medie imprese, che garantiscono ricchezza e posti di lavoro. Rappresentiamo il meglio della produzione italiana e siamo i primi guardiani della qualità della tradizione lattiero-casearia nel nostro Paese e nel mondo. L’attacco sferrato alle nostre aziende è pretestuoso ed è una seria minaccia per tutto il comparto, soprattutto colpisce le decine di migliaia di persone che vi lavorano, e rischia di rallentare la ripresa dei consumi e la crescita delle esportazioni. Si dimentica che compriamo tutto il latte prodotto dagli allevatori italiani e che lo paghiamo molto di più di quello che fanno i nostri concorrenti esteri. Solo perché chiediamo di abrogare una legge vecchia e superata che non ci fa competere si alzano steccati e barricate. Abbiamo costruito il nostro successo sulla qualità e sulla tradizione. Ma salvaguardare la tradizione non significa non poter essere liberi di rispondere alla crescente domanda di innovazione dei consumatori. Innovazione e tradizione devono coesistere, perché insieme possono far crescere le produzioni ‘Made in Italy’. Ed è grazie alle innovazioni che abbiamo già introdotto nei nostri stabilimenti che è stato possibile migliorare la qualità e la sicurezza dei prodotti. Per garantire l’assoluta trasparenza e la correttezza delle informazioni verso i consumatori siamo ovviamente favorevoli a indicare in etichetta se un prodotto è realizzato o meno solo con latte fresco. Perché crediamo che i cittadini debbano poter fare scelte consapevoli”.
Intanto, dopo la mobilitazione di Coldiretti, la Commissione europea ha concesso una proroga sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere: il termine fissato è il 29 settembre.
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