Il Consorzio Gorgonzola, dopo le battaglie legali nelle aule di giustizia europee e nel resto del mondo contro la contraffazione, ora ha vinto anche la guerra del “cybersquatting” (la registrazione a scopo speculativo di un nome di dominio Internet corrispondente al nome di un marchio altrui o a quello di un personaggio famoso). Ha ottenuto, infatti, dalla Wipo (World Intellectual Property Organization) la riassegnazione del nome a dominio “gorgonzola.blue”. Alla base del reclamo il Consorzio ha posto la circostanza che sin dal 1970, svolge «un’attività di controllo per il pieno rispetto e l’applicazione delle norme vigenti in Italia ed all’estero dove la denominazione di origine “Gorgonzola” è protetta», nonché il fatto che il formaggio Gorgonzola ha ottenuto dall’Unione Europea l’inserimento nella lista dei prodotti DOP già nel 1996. Un’ulteriore aggravante era costituita dal fatto che l’assegnatario del nome a dominio conteso, lo utilizzasse per attività di collegamenti PPC (Pay Per Click) riferibili a prodotti alimentari, compresi formaggi, di soggetti terzi.
Un altro risultato. Insieme ad altri prodotti dell’agroalimentare “made in Italy”, anche il Gorgonzola Dop beneficerà della sospensione per cinque anni dei dazi Ue-Usa firmata a Bruxelles. Per il settore caseario l’imposizione dei dazi americani, inclusi quelli aggiuntivi del 25% voluti dall’amministrazione Trump, si era fatta sentire negativamente nel 2020, quando le esportazioni italiane verso gli Usa erano diminuite del 17% facendo chiudere l’anno con una perdita complessiva di 70 milioni di euro. Tuttavia già da marzo di quest’anno, con la prima sospensione di quattro mesi delle misure daziarie, le esportazioni dei formaggi italiani verso gli Stati Uniti hanno fatto registrare un positivo +39%. Con 27.727 forme esportate nel 2020, gli USA sono il terzo paese extra UE per importanza nell’export di formaggio Gorgonzola.
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