Il Gorgonzola che fa bene all’umore (photogallery)

Il Gorgonzola che fa bene all’umore (photogallery)

SAM_4293Il gorgonzola è tra gli alimenti cosiddetti mood food, cioè cibi dell’umore. Parola del sociologo Giuseppe Minoia, presidente onorario di GfK Eurisko Italia, il più importante istituto operante nelle ricerche sul consumatore. E da una sua ricerca risulta che 18 milioni di italiani vanno pazzi per il gorgonzola, il 70 percento delle famiglie lo consumano. Bastano questi dati per sottolineare quanto questo formaggio Dop sia entrato nei gusti degli italiani che mai come in questi tempi si rivelano “food passionals”, appassionati di cibo. I motivi sono diversi: il gorgonzola è buono, gustoso, piace, accattivante. Ma soprattutto nel gorgonzola c’è il racconto del territorio, “perché – aggiunge Minoia – può essere definito un prodotto sovranista”.

Gran festa al Westin Palace di Milano per l’annuale assemblea del Consorzio di tutela del Gorgonzola, con sede a Novara, presieduto da Renato Invernizzi e diretto da Stefano Fontana. Grande pubblico e volti noti, a cominciare da Antonino Cannavacciuolo, testimonial del Consorzio, poi Martina Colombari, Andrea Pucci, la nutrizionista Samantha Biale, lo tesso Minoia, la foodblogger Francesca Guatteri. Talk show condotto da Emanuela Folliero.

Nel 2017 la produzione di gorgonzola è cresciuta del 3,3% pari a 151.560 forme in più rispetto all’anno precedente. In totale sono state prodotte 4.732.715 forme, la quantità piàù alta mai regidytrata dalle rilevazioni produttive dal 1976. Fra i grandi Dop italiani il gorgonzola ha fatto registrare una crescita del 21%. Le province piemontesi (cinque più il territorio di Casale Monferrato) valgono il 69,4% del totale contro il 30,6% delle 10 province lombarde. La tipologia piccante rappresenta l’11 per cento. L’identikit del consumatore: ha 55 anni o più, vive nel Nordest e compra preferibilmente quello dolce, in formato vaschetta take-away nel suo supermercato di fiducia. Nel 2017 i consumai interni sono aumentati dello 0,4%. All’estero, per la prima volta, è stata registrata una lieve flessione pari a circa 270 tonnellate in meno rispetto al 2016. A influire è sstato sicuramente il ruolo della Germania che dopo l’exploit dell’anno precedente si +è riallineata.

Sul fronte della promozione prosegue il progetto triennale europeo Cheese-it’s Europe con il Parmigiano reggiano, l’Asiago impegnati tutti insieme in una serie di attività di comunicazione in Austria, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca

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