Raccolta del riso alle ultime battute, dopo una stagione lunga e tormentata, segnata dal maltempo. Nell’azienda agricola «La Fornace» di Vespolate (Novara) di Fabrizio Rizzotti, dove tra le altre si produce la varietà Artiglio, l’aria che tira, anzi che riscalda l’essiccatoio arriva da un forno innovativo. Che l’agricoltore esponente di Coldiretti di Novara e Verbano Cusio Ossola non esita a definire «onnivoro». Di che cosa si tratta? A spiegarcelo è uno degli inventori, un giovane ingegnere di Cassolnovo (Pavia), Denis Pavesi, che con il collega Alessandro Zanino di Novara e Gianluca Zaramella (San Pietro Mosezzo), titolare della Ars Caloris, ha messo a punto un sistema per alimentare la caldaia e mandare aria indenne all’essiccatoio dei cereali. Zaramella ha creduto in questi due giovani ingegneri e li ha sostenuti nella progettazione. Ma più di tutti si è reso disponibile Fabrizio Rizzotti, che ha sposato l’idea con coraggio lanciandosi in questa avventura di impresa innovativa.
L’ingenger Pavesi, con un po’ di fantasia e pragmatismo, racconta di essersi ispirato alla «stufa della nonna», insomma a una tipologia di bruciatore che divora tutto quello che c’è a portata di mano. Il concetto, traslato nel nuovo impianto, è il medesimo e soprattutto riduce del 70 per cento i costi che un agricoltore sostiene abitualmente ricorrendo ai combustibili tradizionali, gasolio o gas gpl. Qui, invece, si tratta di utilizzare materiali diversi, che arrivano dalla stessa azienda agricola o da altri fornitori, ma in ogni caso tutti naturali e in linea con i nuovi modelli di agricoltura ecosostenibile. E allora in questa moderna «stufa della nonna» entrano il cippato, il pellet, il pks (palm kernell shell), cioè il guscio di palma da cocco, il mais, i residui del sottobosco.
Pavesi arriva da esperienze diverse: si è occupato di macchinari per calzature in Lomellina, poi di caldaie. Adesso si dedica anche a impianti policombustibili. L’incontro con l’azienda Rizzotti ha permesso a lui e agli altri due di realizzare un sogno che coltivava nel cassetto. Dopo tentativi e prove, il risultato è stato raggiunto: il prototipo messo a punto alla «Fornace» è stato testato e funziona. L’aria calda inviata all’impianto di essiccazione è indenne, priva di residui e questo particolare conferisce un valore aggiunto al cereale trattato.
Tutto l’impianto funziona con la telegestione a distanza: il controllo remoto può avvenire semplicemente mediante un computer con i tecnici che possono intervenire senza essere sul posto, individuando eventuali anomalie. (g. f. q.)
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