Il cibo irriguo genera occupazione

Il cibo irriguo genera occupazione

di Gianfranco Quaglia

Acqua=cibo=occupazione. E’ questa la formula espressa dal valore economico dell’irrigazione in agricoltura. E l’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e tutela del territorio e acque irrigue) lo ha sottolineato con forza al Villaggio degli Agricoltori organizzato da Coldiretti al Castello Sforzesco di Milano, durante un formum con le organizzazioni sindacali rapresentate da Sara Palazzoli (segretario nazionale Flai-Cgil), Raffaella Buonaguro (segretario nazionale Fai-Cisl), Gabriele De Gasperis (segretario generale Filbi-Uil), che hanno interloquito con Alessandro Folli (presidente Anbi Lombardia), Frencesco Vincenzi (presidente nazionale Anbi). Moderatore Massimo Gargano, direttore generale Anbi.

L’Italia è fra i Paesi che magiormente fanno ricorso all’irrigazione: è seconda per supercicie irrigata inferiore solo alla Spagna (circa 2,4 milioni di ha contro i 3 milioni di ha iberici). Per oltre lametà dalla superficie agricola utile l’irrigazione è gestita in maniera collettiva a opera di enti irrigui. L’irrigazione contribuisce anche alla tutela del territorio. In questo contesto il piano NAbi per la riduzione del rischio idrogeologico prevede 3.581 interventi per un investimento complessivo di oltre 8 milairdi di euro. Si calcola che ogni milione di euro investito in prevenzione idrogeologica genera 7 posto di lavoro. Quindi 8 mila milioni per 7 corrisponde a 56mila posti lavoro.

Non solo. Massimo Gargano: “Il cibo irriguo genera lsvoro. Il valore agroalimentare in Italia è di 267 miliardi di euro e dà lavoro a 3,3 milione di addetti. Ma il vero problema è rappresentato dal danno idrogeologico.Quest’anno, a causa dela siccità, nove regioni hanno chiesto lo stato di calamità, non può essere una norma. I cambiamneti climatici perdurano da 50 anni e non si fa nulla. L’agricoltura sta pagando più di tutti i settori, nel 23017 ha perso 136 mila giornate di lavoro”.

Francesco Vincenzi:”La prevenzione deve essere la norma. Davanti a progetti pronti per un miliardo non è più tollerabile rallentare. Mi riferisco al piano degli invasi e delle piccole dighe, in grado di trattenere la piogia che cade: lì’italia ne trattiene soltanto l’11 per cento”.

L’acqua, il grande affare. Lo ha ricordato anche Sara Palazsolio (Cgil): “La criminalità organizzata si è avvicinata all’acqua perché è un business”.Raffaella Buonaguro: “I consorzi di bonifica devono essere protagonisti, dobbiamo lavorare di più tutti quanti per far conoscere il loro ruolo”.

Alessandro Folli: “Non c’è attenzione da parte del governo centrale, se non sulla carta. Si riempiono tuti quanti la bocca di ambiente, ma in realtà si fapoco o nulla. I consorzi di bonifica invece contribuiscono ai bilanci delle Regioni per il 60 per cento”.

(Nella foto: Francesco Vincenzi e Massimo Gargano (presidente e direttore Anbi) al forum di Milano su cibo e occupazione)

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