Sarà un’estate calda, forse decisiva, quella che si preannuncia per il settore riso. Non solo sotto il profilo meteo. Soprattutto dal punto di vista politico-economico-commerciale, a causa della grave situazione determinata dalle importazioni di prodotto dal Sudest asiatico e dal crollo dei prezzi in Italia. Da Bruxelles i produttori europei (gli italiani in primo piano) si attendono risposte che vanno in due direzioni e potrebbero cambiare volto alla risicoltutra: la clausola di salvaguardia che bloccherebe l’import dai PMA (Paesi meno avanzati) a dazio zero; l’etichettatura chiesta dall’Italia. Sullo sfondo di queste attese una situazione resa ancora più difficile dai magazzini pieni e dalle prospettive inducono a pensare un inizio di campagna di commercializzazione (2017-208) con altre scorte. Il problema non riguarda soltanto chi procduce, ma anche chi trasforma, cioè le riserie.
Saranno proprio gli esponenti del mondo industriale a confrontarsi nel vertice che il Ferm (Federation of Eurpean Rice Millers), con sede a Bruxelles, terrà il 7 e 8 settembre a Portofino. E’ la convention annuale che riunisce i trasformatori per discutere di riso, commercio, prospettive. Quest’anno la scelta è caduta sull’Italia. I relatori: Ernesto Morgado, presidente del Ferm; lo storico e futurologo James Bellini; Darren Cooper, senuior economist. Si parlerà anche di scandali aliomentari con Rue Gaspar e di sostenibilità con Wyn Ellis, coordinatore di Riso sostenibile.
Nella seconda giornata previste le realzioni di Paolo De Castro, vicepresidente Commissione agricoltura Parlamento europeo; Rioel Jongeneel, docente di agricoltuira ecomomica. sull’impatto della Brexit; Hosuk Lee-Makiyama, direttore del centro euriopeo di pèolitivcioa ecomomica su post-Brexit.
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