I due fatti nuovi emersi dal mondo del riso 2017 riguardano la nuova legge del mercato interno e l’etichettatura. L’una e l’altra approvati con decreti durante l’estate, dovrebbero segnare un cambio di passo nel travagliato cammino del comparto, oppresso da una crisi dovuta alla concorrenza e al crollo dei prezzi. Soprattutto il primo, quello riguardante le disposizioni sul mercato domestico in sostituzione della vecchia legge del 1958, è destinato a cambiare le regole seguite per quasi sessant’anni. Fortemente voluta dall’industria, la nuova legge arriva dopo un iter faticoso e contrastato, lungo il quale sono stati chiamati in causa trasformatori e tutte le organizzazioni agricole. Ma non è di facile interpretazione o applicazione. Per questo l’Ente Nazionale Risi ha deciso di promuovere corsi di formazione, dedicati a risicoltori, artigiani, industriali e a tutti gli operatori che in qualche modo devono confrontarsi con le nuove disposizioni contenute nel decreto legislativo. Il primo si svolgerà lunedì 6 novembre al Centro Ricerche di Castello d’Agogna (PV), gli altri due a Codigoro (FE) e Oristano. In altre parole: non si finisce mai di imparare e l’invito ai risicoltori è quello di tornare sui banchi di scuola per chiarire dubbi e false informazioni. Qualche esempio: è possibile miscelare nella stessa scatola più varietà di riso, purché non appartengano a gruppi diversi. Un altro punto contrastato e sul quale si è discusso molto, soprattutto per quanto concerne la tutela del consumatore: per alcuni risi-bandiera del Made in Italy (Arborio, Roma o Baldo, Carnaroli, Ribe, Vialone Nano, S.Andrea) è consentita l’indicazione di “classico” sulla confezione, unicamente in associazione alla denominazione dell’alimento, per il quale deve essere garantita la tracciabilità varietale. Può accadere che una varietà tradizionale non sia più coltivata, in quel caso le varietà rientranti nella griglia di appartenenza potranno essere vendute con il nome di quella tradizionale. Sono soltanto alcune indicazioni di una complessa legge che dovrebbe avere come obiettivo finale l’ultimo anello della catena. Si dice sempre così per classificare il consumatore, ma sarebbe più giusto che nella filiera occupasse il primo posto.
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