Un messaggio forte, nel cuore dell’estate, arriva da Collisioni 2015, il festival agri-rock a Barolo, nelle Langhe. E fa luce nel mare di polemiche di queste ultime settimane. L’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, il presidente di Assopiemonte Dop e Igp Evanzio Fiandino e Tommaso Visca, di Alpilat Piemonte, si sono incontrati per discutere dei formaggi piemontesi alla luce della presa di posizione dell’UE europea contro la legge italiana che vieta la produzione di formaggi con latte in polvere, permessa invece in altri paesi dell’Unione.
“Francamente è un problema che non tocca i nostri nove formaggi Dop”, ha spiegato l’assessore regionale: “Sono infatti prodotti secondo un disciplinare molto rigido che vieta l’utilizzo di latte in polvere. I formaggi Dop sono prodotti tutti con latte genuino, quasi sempre latte crudo, a garanzia della qualità del prodotto, del gusto, della trasparenza delle produzioni. La trasparenza delle etichette è la strada per garantire i consumatori e i nostri prodotti”.
I piemontesi Dop, cioè a denominazione di origine protetta, sono nove, di cui sei esclusivamente piemontesi: Bra (prod. 8.000 ql), Castelmagno (prod. 2.770 ql), Murazzano (prod. 160 ql), Raschera (prod. 8.360 ql), Robiola di Roccaverano (prod. 1.000 ql), Toma Piemontese (prod. 14.000 ql). Gli altri tre, Gorgonzola, Grana Padano e Taleggio, sono prodotti anche in altre regioni.
“I nostri Dop sono fatti come li facevano i nostri nonni, e prima i loro nonni”, ha commentato Evanzio Fiandino, “a garanzia di una tradizione che risale al 1400 e ha prodotto queste meraviglie che ancora oggi possiamo gustare.
Le nove Dop piemontesi sono prodotte con latte così come esce dalle mammelle della mucca, la polvere di latte non sanno neanche cosa sia. Anche noi siamo per una etichettatura trasparente, in modo che il consumatore sappia con quali ingredienti è prodotto il formaggio che compra e possa scegliere liberamente”.
“Nessun rischio , nessun obbligo a produrre formaggi con il late in povere”. Lo ribadisce anche la senatrice Elena Ferrara, già compoinente della Commissione Agricoltura del Senato. <La norma europea – agiunge – non può essere armonizzata , proprio in funzione delle tutele che la legge italiana garantisce alle sue eccellenze, che nel settore superano, per numero e qualità, anche quelle francesi. Fino alla scadenza della proroga ci sarà modo di approfondire la questione in Parlamento e di proseguire nel confronto con tutte le componenti della filiera, ma questa vicenda ci insegna ancora unavolta quanto la salute del Made in Italy dipenda non tanto e non solo dalle norme e dalle battaglie in sede Ue, quanto dalla diffusione di una informazione corretta e dalla promozione di una maggiore conspevolezza dei consumatori>.
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