E’ considerato ormai un progetto pilota e potrebbe fare da apripista a una piattaforma strategica per il monitoraggio di tutti gli attacchi antiparassitari sulle coltivazioni agricole in Piemonte. Stiamo parlando di Bruma, l’acronimo che sta per Brusone Modem Application), il sistema matematico di rilevamento della presenza della pyricularia grisea, il patogeno che attacca le pianticelle di riso e le demolisce. I risultati 2017 di questa applicazione, ormai collaudata da quasi dieci anni nelle risaie di Vercelli e Novara, sono stati presentati durante un seminario al Centro Ricerche Ente nazionale Risi di Castello d’Agogna (PV), insieme con il quadro generale relativo alla lotta contro un altro “nemico”, il nematode galligeno.
Il progetto ha origine nel 2008 a Vercelli, come ha ricordato Gabriele Varalda (Regione Piemonte), con il finanziamento del Consorzio comuni vercellesi e della Provincia. Basandosi su un modello matematico previsionale messo a punto dall’agronomo Massimo Biloni , erano state posizionate due centraline a Borgovercelli e Vettignè: lo scopo era quello di captare le spore del fungo presenti nell’aria e di incrociare quei dati con le condizioni meteo. Dalla combinazione si poteva rilevare quanto fosse la soglia di rischio della diffusione del cosiddetto brusone, in modo tale da avvisare i risicoltori e metterli in condizione trattamenti chimici antagonisti soltanto in periodi mirati, risparmiando sui costi e soprattutto salvaguardando l’ambiente. Il test funzionò e da quel momento il progetto brusone fu ampliato all’area novarese con l’intervento della Fondazione Agraria Novarese, oggi presieduta da Giulia Baldrighi la quale ha continuato nell’iniziativa che nel 2017 ha assunto la denominazione di Bruma, con l’intervento di enti finanziatori (Regione Piemonte, Ente nazionale Risi, il supporto di Fondazione Banca Popolare di Novara, il coinvolgimento del Dipartimento di Scienze della Terra (Università Pavia), le Province di Vercelli e Novara.
Un lavoro di squadra, come ha sottolineato Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi. In primo piano la ricercatrice Marinella Rodolfi, che per la sua determinazione è stata definita da Federico Spanna (settore fitosanitario Regione Piemonte) la “Pasionaria del brusone”. Rodolfi ha illustrato la strategia di sorveglianza sul patogeno basata su tre livelli: biologico (con i captaspore), matematico (modello matematico), epidemiologico (con i campi-spia). Un lavoro compiuto con gli algoritmi, ha spiegato Rodolfi: “17 i bollettini diramati via sms, email e organi specializzati di informazione da giugno a settembre”.
Simone Silvestri (Ente Risi): “Il progetto Bruma è significativo, se consideriamo che soltanto il 17 per cento della risaia piemontese è coltivata con varietà resistenti al brusone. Con questa strategia il risicoltore e il tecnico non sono più soli. Ora ne guadagnano tutti, compreso l’ambiente”.
Dal brusone al nematode meloidogyne graminicola (nematode galligeno), riscontrato per la prima volta nel Vercellese, zona di Buronzo. “Non si a come sia arrivato sino a noi – ha detto Loredana Carisio (Regione Piemonte) – forse attraverso qualche pianta ornamentale”. Nei confronti di questo piccolo animale, vermiciattolo che attacca le radici, l’UE ha chiesto l’eradicazione. “La Regione – ha precisato Carisio – ha messo in campo un piano d’azione, anche con il progetto Melgri di cui è capofila l’Ente Risi. Oltre al divieto assoluto di coltivare nelle risaie infestate, abbiamo attivato la sommersione delle risaie stesse per oltre un anno”. Un’altra possibilità è rappresentata dall’immissione le terreno di fumiganti, come ha spiegato Carlotta Caresana di Ente Risi.
Sui progetti hanno lavorato anche Daniele Tenni, Raffaella Tibaldi, Alba Cotroneo. Sono intervenuti tra gli altri Massimo Biloni, Stefano Zanzola (consigliere provinciale di Novara), Maria Grazia Baravalle (Banca Popolare di Novara).
Sull’importanza della comunicazione dei dati relativi al progetto Bruma ha parlato Federico Spanna, sottolineando anche l’apporto di Agromagazine, media partner del progetto che – come ha ribadito Piermauro Giachino (responsabile settore fitosanitario Regione Piemonte) è anticipatore di una piattaforma informatizzata regionale per individuare le tipologie di attacchi parassitari e effettuare i trattamenti. Dovrebbe costare due milioni di euro e potrebbe essere finanziata con i fondi europei del PSR (Programma di sviluppo rurale). (g. f. q.)
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