Si scrive Farm Network, si legge laboratorio a cielo aperto di tecnologia israeliana (società Netafim), Novamont, Università di Torino, il tutto promosso e coordinato da Basf, la multinazionale tedesca dell’agrofarmaco, che nelle risaie vercellesi ha lanciato un progetto di agricoltura sostenibile.
Trino Vercellese, Tenuta Darola, 1000 ettari coltivati a riso dalla famiglia di imprenditori Coppo-Garrione. Il titolare, Piero Garrione, a lungo presidente dell’Ente Nazionale Risi e dell’Unione Agricoltori Vercelli e Biella, conduce questa azienda considerata fra le eccellenze della risicoltura italiana, per l’elevato livello tecnologico. Il progetto Basf si inserisce nel network europeo che promuove un’agricoltura completamente sostenibile: in Italia c’è un’altra azienda, nel Lazio, non cerealicola. Basf è nota nel settore specifico della risicoltura non solo per la ricerca e la produzione di agrofarmaci antagonisti delle infestanti, ma per la creazione di alcune tecnologie (non Ogm) che si sono affermate negli ultimi anni, come le varietà di riso Clearfield, resistente agli attacchi di parassiti e patogeni e utilizzato per contrastare il riso crodo.
Con il Farm Network vuole creare una rete di aziende virtuose all’avanguardia nel sistema di agricoltura sostenibile. La Darola rappresenta l’unico esempio europeo per il riso. Qui, a poca distanza dall’Abbazia di Lucedio, dove nel Medioevo i monaci cistercensi diedero avvio alla bonifica delle terre che poi sarebbero state coltivate a riso, ora è stato realizzato un laboratorio vivente a cielo aperto, che coinvolge l’agricoltura di precisione, la pianificazione varietale, teli biodegradabili, pacciamatura e la sub-irrigazione. Quest’ultima implementata dalla società israeliana Netafim, che introduce nelle coltivazioni il sistema rivoluzionario di apporto idrico: la sub-irrigazione. Un modello che già a Expo 2015 aveva suscitato notevole interesse, abitualmente in uso in Israele. In Italia per la prima volta è stato introdotto in una risaia, quella della Darola. La tecnologia consiste nella posa di tubature e tubicini di gomma che portano l’acqua nel campo: l’irrigazione a goccia avviene dal basso verso l’alto, con una dispersione e un consumo inferiore rispetto alla tradizionale sommersione. Il sistema tende anche a contenere la diffusione delle infestanti, come ha sottolineato il professor Aldo Ferrero , docente al Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Torino: “Il progetto Farm Network tende a ottenere il cosiddetto residuo zero, analogo a quello biologico. Ma occorre informare meglio in consumatore, renderlo consapevole che produrre il modo sostenibile è più salubre”.
Per sottolineare quanto Basf punti su questo progetto, alla Darola sono intervenuti Andreas Riehemann, ad Basf Italia, con Alberto Ancora, responsabile divisione Crop Protection Basf in Sud Europa e presidente Agrofarma: “Vogliamo celebrare la risicoltura di qualità Made in Italy – dice Ancora – con l’obiettivo di tutelarla e valorizzarla attraverso l’innovazione sostenibile. Auspico che mondo accademico, politica, istituzioni, produttori di qualità e industria possano muoversi nella stessa direzione. La creazione di questo modello vuole puntare a un’agricoltura intensiva sostenibile e la Darola, entrando a far parte di questo network europeo diventa vetrina di riferimento”.
Claudio Pivi, crop&portafoglio responsabile Divisione Protection Italia: “Con questa iniziativa noi vogliamo migliorare la competitività della risicoltura italiana”.
Piero Garrione: “La sostenibilità è diventato un valore, che anche il consumatore ha ormai percepito. In un momento storico come quello attuale risulta fondamentale contare sull’impegno congiunto di attori pubblici, aziende private e mondo della ricerca”.
Durante la presentazione il termine sostenibilità è stato evocato da più soggetti della filiera. Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi: “Dobbiamo stare attenti affinché la parola sostenibilità non diventi soltanto un termine di moda. In quest’ottica deve essere coinvolta anche la Grande Distribuzione”.
Mario Francese, ad Euricom e presidente Airi (Associazione industrie risiere italiane): “occorre collocare i progetti di sostenibilità nel contesto nazionale, tenendo conto di alcuni cambiamenti in atto, a cominciare dall’aumento dei consumi di riso (+25% in Italia e +12% in Europa) dovuto in parte anche al forte flusso di immigrati. Il nostro settore ha alcuni punti di debolezza, caratterizzati dall’eccessiva frammentazione (troppi risicoltori, industriali e altri soggetti)”.
Giovanni Perinotti, presidente Confagricoltura Vercelli e Biella: “Spero proprio che non si pensi ad aumentare l’ettarato a 300 mila ettari e al tempo stesso parlare di sostenibilità. Nel settore ci sono troppi mediatorim, troppe industrie. Occorre più qualità e meno quantità”.
Roberto Magnaghi, direttore Ente Nazionale Risi: “La sostenibilità può diventare un vantaggio attraverso una comunicazione semplificata”.
On. Giovanni Falcone, membro commissione Agricoltura Camera: “Il progetto della multinazionale tedesca con il territorio italiano rappresenta un modello positivo di lavoro sinergico. Questi segnali vanno colti, anche alla luce dell’iniziativa che sarà proposta nei prossimi mesi: riconoscimento della risaia patrimonio Unesco”.
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