Parte dai giovani di Confagricoltura un messaggio forte a Bruxelles in difesa del riso Made in Italy. Si chiama «Pacchetto riso», una proposta che va in due direzioni: revisione del regolanento riguardante le produzioni biologiche e l’etichettatura. Il documento è stato al centro di una tavola rotonda organizzata dall’Anga (Giovani Agricoltori Confagricoltura) a Fiera in Campo di Vercelli, con il titolo «Noi mettiamo la faccia perché il riso abbia la sua», moderatori Alice Cerutti e Giovanni Chio, presidenti Anga Vercelli-Biella e Novara-Vco (nella foto)
Riso coltivato con metodo biologico. Su questo la proposta di revisione prevede alcune misure che vanno a garantire ancora di più il consumatore: maggiori controlli (ritenendo non sufficienti quelli attuali basati su una cadenza annua); indennizzo di quei produttori impossibilitati a commercializzare il proprio prodotto come biologico in seguito alle contaminazioni accidentali di sostanze chimiche con fondi che gli Stati membri potranno attingere alla Pac. Draconiana la posizione nei confronti dei trasgressori: «Si chiede di modificare il punto in modo che chi sia sorpreso a fare un trattamento, con un prodotto non autorizzato, viene allontanato in modo inderogabile dal circuito biologico e non un semplice banale ‘’go & stop» senza conseguenze di alcun tipo».
I giovani agricoltori italiani coltivatori di riso (Milano, Lodi, Monza- Brianza, Pavia, Vercelli-Biella, Novara, Torino, Cosenza e della regione Veneto), contestano anche un altro paragrafo del regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo, in base al quale si offre la possibilità di apporre il «Logo di produzione biologica dell’Unione europea» a tutti i prodotti biologici, siano essi Ue o extra Ue, con la sola apposizione dela distinzione con una dicitura all’interno del logo stesso. «Una possibilità – dicono i giovani Anga – che non può essere accettata nel modo più assoluto, e a tale proposito solo le produzioni bio originate all’interno dell’Ue potranno fregiarsi di tale marchio».
Etichettatura. Il documento dell’Anga chiede di imporre l’obbligo della tracciabilità del porodotto riso sull’etichetta «che dovrà indicare sia il luogo di coltivazione del prodotto sia il luogo di trasformazione. Il paradosso dell’attuale legislazione consiste nel fatto che la merce importata transitando in qualunque stabilimento di lavorazione nazionale diventa prodotto italiano e venduto come tale. E’ fondamentale sottolineare come la mancanza di una legislazione efficace lascia dunque non tutelato né il consumatore né l’agricoltore italiano, che coltiva un prodotto conforme alle normative europee».
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