In principio si chiamavano bugie, poi bufale. Oggi fake news. Lo stravolgimento della verità va di moda soprattutto nell’agroalimentare, con false notizie che tendono a ingannare. Talvolta il merito o la responsabilità sono da attribuirsi all’effetto disinvolto e virale attraverso i social network, in altre circostanze sono frutto di esagerazioni o interpretazioni giornalistiche. Come quest’estate: nel cuore della lunga siccità qualche giornale puntò il dito contro l’uso dell’acqua in risaia, 3400 litri per un chilogrammo di chicchi, fu scritto, scatenando la reazione dei risicoltori che al contrario fanno un uso parsimonioso dell’elemento acqua e lo utilizzano due-tre volte prima di rilasciarlo ai fiumi e al mare, preservando anche la falda idrica.
Ma tutto ciò è a conoscenza di pochi, sovente neppure di coloro che si vantano e scrivono di precision farming (agricoltura di precisione) senza in effetti sapere di che si tratti. Ecco perché l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, in collaborazione con Confagricoltura, ha organizzato due eventi formativi rivolti agli addetti ai lavori, in questo caso gli operatori dell’informazione, con il riconoscimento di crediti obbligatori stabiliti dalla legge. In altre parole: i giornalisti a lezione di agricoltura di precisione. Non era mai accaduto prima d’ora, ma un conto è scrivere di droni, macchine agricole telecomandate, terreni arati con il laser e il gps; un altro è capirne il funzionamento e gli effetti. il primo incontro si è svolto a Novara, uno dei vertici del triangolo d’oro della risicoltura europea, e guarda caso il focus era sul riso con tutte le sue implicazioni, dall’utilizzo dell’acqua sino al consumatore, passando attraverso le fasi di coltivazione e raccolta, con l’evoluzione della tecnologia che ha sostituito le mondine, particolare non irrilevante, considerato che certe immagini televisive preferiscono fissare ancora il mondo del riso sulle sinuose curve di Silvana Mangano, piacevoli alla vista ma non più riscontrabili in risaia.
Secondo appuntamento il 17 novembre ad Asti, in questo caso focalizzato sull’agricoltura di precisione nel vigneto. Un altro comparto che una certa informazione preferisce incorniciare soltanto con vendemmiatrici e vendemmiatori, per non dire con immagini oleografiche della pigiatura pedestre. Insomma, se l’agricoltura ha compiuto passi da gigante grazie alla tecnologia, anche i giornalisti devono mantenere il ritmo della corsa, per evitare di sconfinare nella superficialità o nell’informazione falsata.
Giornalisti più precisi se vanno a scuola di precision farming
di Gianfranco Quaglia
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