Un sogno e una sfida. Così può essere riassunto il progetto di recupero e rilancio di un’antica varietà, il Razza 77, finita nel dimenticatoio e soppiantata da altre più attuali. Alla vigilia dell’ottantesimo di costituzione (1938) l’idea di rilanciarla in maniera ufficiale è partita da un piccolo centro del Novarese, Tornaco: l’assessore all’Agricoltura Domenico Bernascone aveva salvato e custodito un sacchetto di semi, passati di padre in figlio. Si ricordava molto bene che quella varietà, sino agli anni Settanta, finiva nel piatto la domenica. Poi era come scomparsa. Bernascone ha voluto recuperare quel patrimonio provando a seminarlo nei campi dell’azienda agricola di Silvio Nai Oleari: tre anni fa 500 metri quadri, curando manualmente ogni aprte della fase di produzione compresa la racolta e l’essiccazione su un’aia. Nell’anno sucessivo poco più di un ettaro, ricavandone un quantitativo in parte destinato alla riproduzione e in parte al consumo.
Un recupero quasi clandestino, sottotraccia, sino a quando nel progetto è intervenuto un altro agricoltore, Fabrizio Rizzotti, che alla cascina Fornace di Vespolate coltiva e trasforma riso Carnaroli e Artiglio. Rizzotti, presidente di Agrimercato Coldiretti di Novara e Verbano Cusio Ossola, ha abbracciato subito l’idea e con Bernasconi ha avviato l’iter per la nuova registrazione. Primo passo in Regione Piemonte, che ha già dato l’ok, il secondo al Ministero delle Politiche Agricole, dal quale si attende il via libera definitivo. Alla celebrazione dell’evento sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore regionale all’agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero, e alle Politiche Sociali, Augusto Ferrari.
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