Nel 2016, subito dopo il voto degli inglesi che decretò l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la regina Elisabetta e il suo Consorte fecero due conti e si accorsero che sarebbero stati tra le vittime più colpite dagli effetti Brexit: la Casa Reale, infatti, proprietaria di cospicui appezzamenti con annesse aziende agricole, intravide all’orizzonte lo spettro della decurtazione di 700 mila sterline l’anno di sussidi (circa 800 mila euro). In altre parole: fuori dal’Ue, La Regina Madre non avrebbe più avuto diritto a ricevere, come del resto tutti gli altri agricoltori del Regno Unito, i sussidi previsti dalla Pac (Politica agricola comune). Quella benedetta Pac diventata la stampella indispensabile per le aziende agricole di tutta Europa. Ma anche il Principe Carlo realizzò la triste realtà: a lui sarebbero stati tolti fondi per 100 mila sterline l’anno. Poi arrivarono assicurazioni sui pagamenti sino al 2020, ma non è chiaro come possano essere mantenuti. Theresa May, oltre alle difficoltà interne, deve tenere conto anche di questa particolare situazione nel trattare con l’UE un accordo soddisfacente, e forse non basta esibirsi sulle note di una “Dancing Queen” come ha recentemente fatto.
E per quanto riguarda l’Italia? Nei giorni scorsi si è parlato da parte degli esponenti del nostro Governo di non contribuire più al bilancio europeo. In questo caso i conti li ha ipotizzati Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo. “E’ bene sapere – dice De Castro – che si rischia di tranciare alla radice i fonde Ue all’agricoltura italiana: una linfa vitale di 37,5 miliardi di euro che Bruxelles sta versando e verserà dal 2014 al 2020 a 1,6 milioni di agricoltori italiani, e soprattutto ai giovani con meno di 35 anni che con entusiasmo stanno tornando (+10 mila solo nel 2017) alla terra. Il Parlamento europeo si sta battendo con forza per evitare tagli ai bilancio agricolo i cui aiuti rappresentano in Italia il 25% del reddito dei produttori, proteggendo i consumatori e gli stessi agricoltori che con il loro lavoro alimentano la più grande industria europea, quella dell’agroalimentare, che assicura 44 milioni di posti di lavoro. Senza dimenticare il sostegno alle aree rurali di cui l’Italia è in questi sette anni la prima beneficiaria con 10,4 miliardi di euro”.
Ecco perché Paolo De Castro mette in guardia da provocazioni e fughe in avanti. “La Pac è lo zoccolo duro dell’Ue, colpirla significa voler la fine dell’Europa”.
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