di Gianfranco Quaglia
Per la prima volta dopo anni, i consumi pro capite di riso in Italia sono in aumento (+18%), ma l’inversione di tendenza non è sufficiente a risolvere i problemi di un settore in crisi a causa dela concorrenza di prodotto straniero che arriva in Europa a dazio zero. Per questo l’industria di trasformazione pensa nuovi sbocchi per un maercato su larga scala. Oviettivo: Cina. Mario Francese (nella foto a destra accanto al direttore Roberto Carriere), presidente di Airi (Associazione industrie risiere italiane): “Sì, stiamo pensando a quel mercato di un miliardo e mezzo di consumatori, con un potenziale d’acquisto per almeno 80 milioni. Da tre anni l’Airi si batte per un protocollo d’intesa che porti a liberalizzare l’esperotazione di riso bianco e parboiled, fino a oggi la vendita tradizionale è vietata dalle normative cinesi, ma nel 2018 dovrebbe essere sbloccata. Siamo alla vigilia dell’accordo fra i due governi. Noi vogliamo arrivare là, nella grande distribuzione, con il porodoto confezionato da risotto. Il secondo passo sarà inIndia: il governo indiano ha chiesto all’Ue di poter esportare il Basmati a dazio zero. Noi ovviamente siamo contrari e abbiamo ribattuto chiedendo l’applicazione della reciprocità. A tutt’oggi il nostro prodotto esportato in India è colpito da un dazio al 70%. A nostra volta chiediamo l’azzeramento”.
Francese, che è anche ad di Euricom (il maggior gruppo di trasformazione del riso italiano), traccia un quadro della situazione riso, alla vigilia dell’audizione che con il direttore Roberto Carriere avrà alla Direzione Generale Trade di Bruxelles, per essere ascoltati sul dossier della clausola di salvaguardia, presentatata dal Governo italiano contro le importazioni a dazio zero.
I punti di forza
“Con la politica, che sta facendo la sua parte, ci sono qualificati professionisti, cioè gli agircoltori, e gli industriali che hanno investito in questi ultimi anni.
I punti di debolezza
“La volatilità dei prezzi dovuta a mancanza di pianificazione dellesemine, la frammentazione dell’offerta e i cambiamenti climatici, che chiama in causa la gestione della disponibilità delle risorse idriche. Il limite dell’utilizzo di fitofarmaci”.
Le opportunità
“L’apertura di nuovi mercati e l’aumento dei consumi, passati inm Italia da 330 miola tonellate a 390 mila. Sono dovuti sia ai flussi migratori sia all’incremento di tendenze etniche, come il sushi, all’utilizzo industriale del riso e alla diversificazione (derivati). Anche nell’Ue si è registrato un aumento, +10% . Questi risultati sono anche frutto dei forti investimenti che l’industria ha compiuto negli ultimi anni con grande coraggio. Non mi stanco di dire che quando si accusa l’industria come responsabiledelle importazioni è un falso. In realtà gli investimenti sono stati effettuati non poensando di lavorare prodotto proveniente dal Sudest asiatico, ma materia prima del territorio”.
Le minacce
“Sono sotto gli occhi di tuttyi, cioè l’import dai Paesi Eba (Everything but arms), tutto tranne le armim, a dazio zero. Se non riequllibria questa situazione il rischio è che i nostri produttori si orienteranno su altre coltivazioni. Tutte le attenzioni sono rivolte a Cambogia e Myanmar, siamo in presenza di due tigri che, se non domate, stravolgeranno l’assetto della risicoltura. I primi a pagare saranno in prina battuta i risicoltori, poi toccherà anche agli industriali. Noi temiamo che senza regole l’industria europea sarà sostituita direttamente dai distributori. al riso che arriva ora alla rinfusa subentrerà quello confezionato. Saranno gli stessi cambogiani con forte disponibilità finanziaria a organizzarsi in modo tale da saltare tutti gli anelli della catena distributiva. E’ un problema destabilizzante. La clausola di salvaguardia noi la invochiamo dal 2013, quando si parlava di minacce di medio termine. L’allarme non fu ascoltato, anche perché i produttori allora godevano di prezzi remunerativi, crollati nel 2016. Adesso mi auguro che le distanze Roma-Bruxelles si accorcino. In quest’ultima fase sarà determinante la presenza degli agricoltori. Si parla di un G7 dei Paesi risicoli a Bruxelles, come quello che si è svolto a Milano. Ma mi auguro anche una partecipazione massiccia di risicoltori”.
Concessioni tariffarie
“Dal 1° gennaio 2018 entrerà in Ue un contingente di 80 mila euro dal Vietnam a dazio zero. Altre concessione latente di 104 mila tonnellate a dazio zero potrebbe arrivare dall’Egitto, il cui export è bloccato soltanto per deficienza alimentare locale. Poi ci sono concessioni bilaterali in itinere: dal Mercosur e non dimentichiamo che la Thailandia sta premendo”.
Legge sul mercato interno e etichettatura
Crediamo che in qualche modo con l’entrata in vigore dal primo settembre 2018 favorirà i consumi del riso tradizionale e con la denominazione di classico si esalteranno le varietà storiche. Quanto all’etichettatura il consumatore ha diritto di conoscere, ma fatico a immaginare un aumento delle vendite, in quanto già oggi tutto il prodotto in commercio è nazionale. Insomma, noi crediamo che l’etichettatura non porterà benefici ai produttori, il reddito si difende soltanto bloccando il dazio zero. Non credo che la Commissione europea aprirà una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia”.
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