Se voleva stimolare il dibattito, orientare al senso dell’appartenenza e soprattutto a far riflettere sul futuro del settore riso, Giovanni Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli Biella c’è riuscito. Con l’assemblea annuale che si è svolta all’hotel Marina sul Lago di Viverone l’obiettivo è stato centrato: ai piagnistei e al malcontento causati dal crollo dei prezzi e della crisi occorre far seguire azioni concrete che portino a un cambio di passo, con gli imprenditori protagonisti che in prima persona e tutti uniti facciano massa critica sul mercato, magari anche pensando alla trasformazione diretta. Questo il concetto emerso da un dibattito vivace, con posizioni diverse, che hanno prodotto un confronto positivo e stimolante. La parola “trasformazione” per i risicoltori non deve più essere un tabù. “Potrebbe essere un lavoro nuovo per noi – ha detto Perinotti -. L’assessore regionale all’agricoltura, Giorgio Ferrero, ha detto che con il Psr si potrebbe finanziare lo stoccaggio e la lavorazione del riso all’interno di un’associazione. Ma noi dobbiamo attrezzarci, essere in grado di trasformare. Nel frattempo dobbiamo anche farci sentire con gli industriali, nei prossimi giorni avrò un incontro con il presidente di Airi, l’Associazione industrie risiere, da loro vorremmo indicazioni precise sulle varietà richieste dal mercato. Ci dicano loro che cosa seminare”.
Carlo Goio: “Il Consorzio vendite risone si dedicava già alla trasformazione, dobbiamo riprendere, ma prima di tutto occorre stoccare il prodotto. E poi, lasciatemi sottolineare il paradosso del triciclazolo: vietato per noi, ammesso pe il Basmati che arriva in Europa”.
Giuseppe Sarasso: “All’inizio di quest’anno una nostra ricerca aveva denunciato che nel giro di poco tempo la sopravvivenza delle aziende agricole, sotto una certa soglia di prezzo del riso, sarebbero state a rischio. Ebbene, quella soglia è già stata superata”.
Natalia Bobba, presidente di Donne&Riso: “Sbagliato accusare la risicoltura come la principale responsabile dei consumi d’acqua”.
Ottavio Mezza, presidente Ovest Sesia: “La vera mancanza è quella degli invasi, ci troviamo in questa situazione perché non si è mai investito su risorse strategiche”.
Piero Garrione, già presidente Ente Nazionale Risi: “Faccio appello alla responsabilità di ciascuno. Non dobbiamo più presentarci all’industria in prima persona e in ordine sparso, ma delegare ad altri soggetti, a manager. I prezzi sono crollati quest’anno? Facciamo il mea culpa, c’è un eccesso di offerta che squilibria il mercato. Non dimentichiamo che oggi l’Unione europea ci dice: produci ciò che vuoi vendere. Negli ultimi anni le aziende hanno accumulato un patrimonio, ma senza mai investire un soldo per organizzarsi insieme”.
Paolo Carrà, attuale presidente Ente Nazionale Risi: “Già nel 1922 si discuteva di questi temi. Fino a oggi abbiamo contato sugli aiuti diretti, ma questo sistema ci ha allontanato da un’economia moderna. Il budget della prossima Pac sarà ridotto, anche a causa della Brexit che avrà un costo e sarà sopportato dalla parte più debole, cioè l’agricoltura. “.
Luca Brondelli di Brondello, membro della Giunta di Confagricoltura: “Nei momenti di difficoltà si fa lavorare di più la testa. Stanno cambiando i riferimenti classici nel mondo dell’agroalimentare. Negli Usa Amazon ha acquistato una catena di supermercati per servire a domicilio i consumatori nel settore food, tanto da preoccupare le case automobilistiche che temono una contrazione nell’acquisto di macchine utilizzate da chi abita fuori città per andare a fare la spesa. Anche noi stiamo prendendo contatti con Amazon, per capire che cosa può accadere da noi”.
Vincenzo Lenucci, responsabile area economica Confagricoltura, ha tracciato una fotografia del settore riso e dell’evoluzione negli ultimi anni: “Dal 2014 al 2017 il perso è calato mediamente del 32%. Negli ultimi mesi è calato del 4,5% l’import ma aumentato quello relativo al riso confezionato (+5%). Clausola di salvaguardia? Percorso non facile, la sospensione di quelle concessione significa per l’Ue venir meno a decisioni di politica estera. Non solo: la clausola è applicabile soltanto se il riso d’importazione è uguale a quello prodotto in Ue e dimostrare che subisce un danno diretto. Un altro tema: la proposta di istituire il Cun (Commissione unica nazionale) come avviene pe il settore suinicolo. Agrinsieme si è dichiarata contraria, meglio mantenere le borse principali”.
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