Fili d’erba preziosi come l’oro. Li cercano con affanno i bovini che da giugno sono saliti nei pascoli del Piemonte. Brucano gli steli rinsecchiti agitando i collari con i campanacci tra le pietre che affiorano. Gli allevatori faticano a indirizzare le mandrie, è probabile che la demonticazione (cioè la discesa a valle) avvenga prima del previsto, subito dopo Ferragosto. Del resto, lassù, soltanto stelle e sole, e nessun foraggio. In pianura, invece, le ultime gocce sono altrettanto merce preziosa, ma non se ne trovano più nei fiumi e nei canali. La risaia è riarsa, i consorzi irrigui alzano bandiera bianca, sono con le spalle al muro, dopo aver attinto alle ultime estreme risorse provenienti anche dai bacini idroelettrici. Ma oltre una certa soglia non si può andare. Quest’estate non sarà dimenticata tanto presto. Anzi, verrà ricordata come la più tremenda degli ultimi decenni. L’agricoltura è il primo settore a soffrirne, il grido di dolore si è levato in tutti i modi. Le risposte sono state tante, dagli stati d’emergenza e calamità sino ai provvedimenti stanziati dal Governo e agli indennizzi promessi e previsti, che però – quando arriveranno – riusciranno soltanto in parte a compensare i danni subiti. Ma è ora di guardare al dopo, da subito. Non basta guarire le ferite, l’estate 2022 ci dice che è arrivato il momento di pianificare. Il mondo agricolo lo ha già fatto da tempo, indicando alcune priorità impellenti: la realizzazione di bacini, invasi, laghetti di raccolta di quell’acqua piovana che prima o poi cadrà. Senza queste casseforti, l’oro blu sarà disperso, correrà al mare senza essere trattenuto per le fasi di criticità come quella che stiamo attraversando. Sarebbe bello e utile che questi progetti fossero ai primi posti nelle agende e nei programmi dei partiti e delle coalizioni lanciati verso le elezioni del 25 settembre. Sin qui non è sembrato, se si escludono vaghi accenni alla sostenibilità, al risparmio energetico e alle rinnovabili. Invece è ora di agire con opere sul territorio. Non è più tempo di tergiversare, anzi il tempo è scaduto. Il “global warming” (riscaldamento globale) è tra noi. L’aveva già detto Greta Thunberg. Vuoi vedere che la “Gretina”, come qualcuno l’aveva definita e voleva fosse ricordata, avesse proprio ragione?
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