Nel cortile della “Fornace” di Vespolate (NO), una delle aziende risicole tipo del settore Made in Italy, Francesco Lollobrigida ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, lancia l’idea di una Fiera Internazionale del riso: “Non è possibile che in Italia non esista, è necessario valorizzare questo prodotto di eccellenza”. Non è un caso che il progetto sia stato annunciato proprio tra le risaie del Novarese e in questa azienda di Vespolate (NO), che da otto generazioni produce riso di qualità e sa unire passato remoto al presente e al futuro. Lollobrigida, durante il suo tour di che ha toccato Vercelli, Biella, Cameri e Vespolate, ha scelto anche la Fornace per un incontro con gli agricoltori e in particolare Coldiretti. Schierata con gli Stati Generali locali, a cominciare dal proprietario dell’azienda, Fabrizio Rizzotti (vicepresidente dell’organizzazione per Novara e Verbano Cusio Ossola), il presidente Fabio Tofi, il direttore Luciano Salvadori. E con loro il sindaco di Romentino, Marco Caccia, il Comune novarese dove nacque Paolo Bonomi, che nel 1944 fondò la Coldiretti, oggi il più grande sindacato agricolo d’Europa. Quell’intuizione, ottant’anni fa, diede una svolta alla gente dei campi e affermò il valore dell’agricoltura, come ha sottolineato anche il ministro, accompagnato nella visita all’azienda agricola da Luca Rizzotti, figlio di Fabrizio, che ha illustrato le fasi di lavorazione, dalla risaia sino allo stabilimento di trasformazione del grezzo in bianco. Più che una fornace, un laboratorio che macina e produce risi coltivati nei terreni dell’azienda: Carnaroli, Magnus, Baldo, Roma, Nerone con pericarpo nero. Poi i due gioielli che arrivano dal passato: Razza 77, riscoperto dopo anni di oblio; e Artiglio. Quest’ultimo carico di storia, appartenente alla famiglia degli Indica (chicco lungo e affusolato). Il seme proviene dal cuore dell’Africa (Kenya): importato da un sacerdote missionario, è stato riscoperto e coltivato dapprima da un costitutore di risi del paese, Aldo Grassi. Poi passato alla famiglia Rizzotti, che lo conserva in purezza e continua la tradizione unica in Italia e in Europa.
Per mantenere e tutelare queste eccellenze – ha ricordato Fabrizio Rizzotti – sono però necessarie maggiori garanzie per il settore italiano (che rispetta anche l’ambiente) contrastato dalla concorrenza che immette sui mercati europei risi a basso costo e prodotti nel Sudest asiatico in condizioni molto diverse dalle nostre, a cominciare dalla mancanza di reciprocità nell’uso degli agrofarmaci: concessi a loro tutti quelli che sono vietati in UE. Poi il tema della salvaguardia del territorio e delle riserve d’acqua, quest’anno in abbondanza, ma dispersa, perché mancano gli invasi di contenimento. Proprio quest’azienda due anni fa – quando la siccità imperversava – fu oggetto di un reportage del Washington Post, che mise in rilievo le estreme difficoltà in cui si dibatteva la risicoltura italiana.
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