“La polemica sugli effetti cancerogeni della carne rossa è aberrante per la sua genericità e fuorviante”. Così l’assessore regionale all’agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero: “Si continua a parlare di carne rossa in generale, come se tutta la carne fosse uguale. Lo stesso discorso non si fa sulle autovetture, ognuna con la sua specificità e identità, si fa spesso sugli alimenti e in particolare sulla carne. Rivendichiamo la specificità e diversità dei tanti tipi di carne. Dipendono dalle modalità di allevamento, dal cibo con cui è alimentato l’animale, dalla varietà genetica dell’esemplare, dal benessere animale. Il Piemonte è pronto alla sfida della qualità. Non lo si può paragonare con l’allevamento industriale che fa uso di ormoni o mangimi di dubbia provenienza e salubrità, come avviene in altre parti del mondo. Dalla sfida della qualità il Piemonte ha solo da guadagnare, ne è testimone anche la tradizione culinaria che propone la carne cruda o in forma di gran bollito. Siamo sempre attenti e in prima fila nella lotta contro il cancro, contro
alimenti scadenti che contengono conservanti, coloranti, grassi saturi, quegli alimenti che invece vengono proposti ogni giorno ai nostri figli nel cosiddetto cibo spazzatura”.
Il consumo di carne in Italia è di 78 chili a testa. Cifra ben al di sotto dei 125 chili a persona degli Stati Uniti o dei 120 chili dell’Australia. Oltretutto, gli italiani vantano un primato per la longevità, con 85 anni per le donne e 80 per gli uomini, da cui emerge che la carne Made in Italy è più sana ed ottenuta nel rispetto dei rigidi disciplinari di produzione Doc che assicurano il benessere e l’alimentazione degli animali.
“Lo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul consumo della carne rossa sta creando un falso allarmismo per il nostro Paese in cui questo alimento è, invece, sicuro e prezioso anche per lo svezzamento dei bambini tanto che, nelle giuste quantità, anche la Dieta Mediterranea ne prevede il consumo – sostiene Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte – Sotto accusa ci sono i cibi come hot dog e bacon che non fanno parte della tradizione culinaria italiana, al contrario la nostra alimentazione si basa su prodotti di stagione, locali e freschi, come sostiene anche il progetto di Campagna Amica. Infine, in Italia la trasformazione in salumi avviene solo con il sale, senza l’affumicatura messa sotto i riflettori dall’Oms”.
Il Piemonte vanta anche la razza da carne più importante, la Piemontese, che conta oltre 350 mila capi con 6 mila aziende impegnate nell’allevamento. E’ una carne tenera, a basso contenuto di colesterolo, con pochi grassi e dalle ottime capacità nutrizionali. “Sono impiegati oltre 15 mila addetti per un fatturato che, per il solo allevamento, vale oltre 500 milioni di Euro e per l’intera filiera, comprendente la logistica, il trasporto, la mangimistica, la macellazione ed il sezionamento, raggiunge il miliardo e 30 milioni di Euro. Cifre messe a rischio da questi falsi allarmismi – afferma il direttore di Coldiretti Piemonte Antonio De Concilio – rispetto ai quali bene hanno fatto a fare chiarezza le istituzioni, come gli oncologi a livello nazionale e l’Istituto Zooprofilattico in Piemonte, attraverso le dichiarazioni della D.ssa Maria Caramelli. Piuttosto è necessario accelerare il percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, come richiede da tempo la nostra Organizzazione, al fine di difendere le produzioni Made in Italy, preservando anche la salute dei consumatori, e di sostenere il reddito delle nostre imprese agricole”.
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