di Gianfranco Quaglia
Ecco un test della memoria. Qual era la top news, la notizia dominante di fine aprile 2015? E che cosa avvenne il 1° Maggio? Proviamo a riavvolgere il nastro dei ricordi, ma possiamo scommettere che pochissimi saprebbero rispondere a bruciapelo. E’ passato un anno da quell’evento rimasto storico, eppure la maggioranza lo ha rimosso. La risposta è semplice: Expo 2015. La febbre dell’attesa, consumata fra le polemiche e i timori di non arrivare in tempo, poi l’inaugurazione quasi affrettata e forzata di quell’esposizione universale infine rivelatasi indimenticabile, sotto tutti gli aspetti. Con lo slogan <Nutrire il pianeta energia per la vita>, al di là delle code velenose lasciate a causa dei bilanci, ha segnato un punto fermo: il ruolo determinante e indispensabile del mondo agroalimentare, irrinunciabile per il futuro. A distanza di un anno sarebbe ingiusto dimenticarlo. Anzi bisogna ammettere che quei 184 giorni hanno scritto un nuovo capitolo sul cammino dell’integrazione tra città e gente della terra, restituendo la giusta dignità a chi ha scelto o sceglierà di dedicarsi all’agricoltura.
Testimoniato da milioni di visitatori, espresso dai popoli di tutto il mondo che con la loro presenza hanno contribuito a recuperare il valore della terra bassa e della fatica di coltivarla. Mani, idee, tecnologia, amore, passione: un coacervo di stimoli e spunti multicolori, che hanno unito seguendo un filo unico e semplice, scaturito dalla natura e indirizzato alla tavola. Obiettivo finale: assicurare al pianeta la possibilità di sfamarsi, vincere le disuguaglianze proprio attraverso la produzione del cibo, senza stravolgere l’ambiente, ma assecondandolo con un’agricoltura definita sostenibile. Quell’Expo, unico e forse irripetibile per la sua <mission>, non è terminato il 31 ottobre 2015. Prosegue, perché se si fosse arrestato quel giorno sarebbe finita anche l’agricoltura. Invece la storia continua, è un racconto senza tempo che si dipana attraverso i millenni e i secoli e ha in serbo ancora molte sorprese.
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